Non solo scienza tecnica, l'Università della Tuscia primeggia in filosofia

Maddalena Vallozza
Università della Tuscia: la didattica e ricerca ai tempi del Covid-19. A colloquio con Maddalena Vallozza, docente di Letteratura greca.   ...

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Università della Tuscia: la didattica e ricerca ai tempi del Covid-19. A colloquio con Maddalena Vallozza, docente di Letteratura greca.  

Professoressa, l'importanza degli studi umanistici è stata rivalutata anche a seguito della pandemia?
«Per quanto riguarda Unitus, direi di sì, in quanto l’attività didattica e di ricerca in tale settore è estremamente variegata e vivace. Spazia infatti dai più solidi e classici percorsi di studio linguistico-filologico e storico-letterario, alle scienze dei beni culturali, al campo della comunicazione. Copre un arco cronologico che dal mondo antico, greco e latino (in ambito archeologico fin dalla preistoria), giunge al contemporaneo, abbracciando la produzione letteraria e figurativa, non solo del nostro paese ma dell’intera Europa e del mondo».
E’ un panorama molto vasto.
«Non c’è dubbio. Il suo punto di forza è permettere ai nostri studenti di percorrere le dimensioni del tempo e dello spazio direi quasi senza confini, ma sempre con un saldo ancoraggio ai testi e ai contesti. In primo luogo il contesto del territorio antico e prezioso che ci ospita; dall’altro una lettura e interpretazione di testi ai più diversi livelli e nelle chiavi critiche più moderne».
Altro punto di forza di Unitus è il rapporto diretto studenti e docenti.
«E’ una specificità che non solo consente la partecipazione attiva e il dialogo continuo a lezione, ma rende anche possibile fin da subito la condivisione delle linee di ricerca e dei progetti che ogni docente sviluppa. Penso a visite e viaggi di studio, ai tanti laboratori – lingua, traduzione, fotografia, teatro, scrittura creativa – nelle campagne di scavo e grazie ai frequenti cicli di conferenze, seminari, convegni, che portano ogni anno a Viterbo le voci più autorevoli e stimolanti della ricerca nazionale e internazionale».  
Come risponde a chi le chiede quali sono gli sbocchi professionali per i laureati in materie umanistiche.
«Non bisogna certo aver timore di affermare che fra le prime e fra le più nobili finalità di una formazione umanistica resta l’accesso all’insegnamento, in vista del quale da anni il nostro ateneo ha attivato, con palese e significativo successo, i percorsi specifici previsti dal Ministero. E’ una via che offre oggi qualche certezza in più, con la graduale ripresa del reclutamento, base ineludibile di una ricostruzione che possa superare un quadro di crisi economica complesso come quello attuale».  
E oltre l’insegnamento?
«La ricchezza di sbocchi non di rado imprevedibile. Non a caso è stata da più parti ribadita la necessità della formazione umanistica per la creazione di operatori culturali dotati di conoscenze vaste e flessibili e di capacità critica per la realizzazione di un progresso misurato con il canone sociale della libertà e della dignità».
La cultura, un appello anche dai Nobel…

«E’ del mese scorso l’appello presentato al Prix Versailles da varie personalità – tra cui un premio Nobel per l’economia – nel quale alla cultura, a tutte le sue realizzazioni e attività, è assegnato un ruolo imprescindibile e centrale in un rilancio economico in tutti i settori che sia capace di coniugare benessere diffuso e sviluppo sostenibile». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero