«Non si fanno più figli ma si litiga per la diretta di Santa Rosa», la Cisl sveglia la città

Il segretario Cisl, Fortunato Mannino
«I viterbesi non fanno più figli perché hanno perso la fiducia nel futuro ma in città si litiga per il villaggio di Natale o la diretta di Santa...

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«I viterbesi non fanno più figli perché hanno perso la fiducia nel futuro ma in città si litiga per il villaggio di Natale o la diretta di Santa Rosa». Lo sfogo di Fortunato Mannino, segretario della Cisl, travolge l'intera classe politica. E parte da numeri impietosi che descrivono una società in declino, dove di carrozzine in giro se ne vedono sempre meno. Un trend che certo riguarda tutta Italia ma che nella città dei Papi e in tutta la Tuscia è ancor più pesante.

Nel 2017 i nati in provincia sono stati 2.101 mentre i morti hanno raggiunto quota 3.981. «È ormai dal 2013 che la provincia subisce - denuncia - un calo della popolazione di circa un migliaio di unità all’anno. In realtà, i numeri sarebbero ben peggiori se non intervenissero i migranti ad ammortizzare il saldo negativo, con circa mille residenti in più». L'ultimo anno positivo è stato il 2013, quando la popolazione in 12 mesi è cresciuta dello 2,08%. Dopodiché il trend al ribasso con il 2017 che al 31 dicembre (ultimi dati disponibili) si è chiuso con 318.205 residenti.

«La nostra provincia sembra inesorabilmente e, forse, irrimediabilmente condannata a seguire le sorti del Paese: un posto per anziani, un ospizio di 3615 chilometri quadrati. Possiamo - si chiede allora Mannino - invertire questa tendenza? Quali politiche si possono attuare a tal fine? E se questo destino è irreversibile, con quale approccio affrontare questa situazione?». Domande ad alta voce rivolte agli amministratori locali che la Cisl chiama in causa. «La Francia è l’unico paese europeo che ha attuato misure per contrastare il fenomeno, mettendo le donne che lo desiderano in condizione di avere figli e di lavorare allo stesso tempo», ragiona. Più vicino, c'è la strategia del Molise che, per contrastare l’abbandono dei centri urbani e il calo demografico, offre un incentivo di 700 euro al mese per tre anni a chi decide di trasferirsi in un paese che ha meno di due mila abitanti e lì intraprenda un’attività.


«La Cisl - conclude Mannino - ritiene che le istituzioni, la politica, le associazioni, le parti sociali e datoriali della nostra provincia dovrebbero sedersi ad un tavolo per trovare soluzioni o adottare esperimenti che altrove hanno dato buoni risultati. Un primo passo è il progetto Raffael, promosso dalla Provincia e da molte associazioni per la conciliazione vita-lavoro soprattutto per le donne. Speriamo che, almeno questo, non si areni nella burocrazia". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero