Nel 2017 i nati in provincia sono stati 2.101 mentre i morti hanno raggiunto quota 3.981. «È ormai dal 2013 che la provincia subisce - denuncia - un calo della popolazione di circa un migliaio di unità all’anno. In realtà, i numeri sarebbero ben peggiori se non intervenissero i migranti ad ammortizzare il saldo negativo, con circa mille residenti in più». L'ultimo anno positivo è stato il 2013, quando la popolazione in 12 mesi è cresciuta dello 2,08%. Dopodiché il trend al ribasso con il 2017 che al 31 dicembre (ultimi dati disponibili) si è chiuso con 318.205 residenti.
«La nostra provincia sembra inesorabilmente e, forse, irrimediabilmente condannata a seguire le sorti del Paese: un posto per anziani, un ospizio di 3615 chilometri quadrati. Possiamo - si chiede allora Mannino - invertire questa tendenza? Quali politiche si possono attuare a tal fine? E se questo destino è irreversibile, con quale approccio affrontare questa situazione?». Domande ad alta voce rivolte agli amministratori locali che la Cisl chiama in causa. «La Francia è l’unico paese europeo che ha attuato misure per contrastare il fenomeno, mettendo le donne che lo desiderano in condizione di avere figli e di lavorare allo stesso tempo», ragiona. Più vicino, c'è la strategia del Molise che, per contrastare l’abbandono dei centri urbani e il calo demografico, offre un incentivo di 700 euro al mese per tre anni a chi decide di trasferirsi in un paese che ha meno di due mila abitanti e lì intraprenda un’attività.
«La Cisl - conclude Mannino - ritiene che le istituzioni, la politica, le associazioni, le parti sociali e datoriali della nostra provincia dovrebbero sedersi ad un tavolo per trovare soluzioni o adottare esperimenti che altrove hanno dato buoni risultati. Un primo passo è il progetto Raffael, promosso dalla Provincia e da molte associazioni per la conciliazione vita-lavoro soprattutto per le donne. Speriamo che, almeno questo, non si areni nella burocrazia".
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