'Ndrangheta viterbese, dagli interrogatori del pentito i segreti del clan

Mafia viterbese, uno degli attentati incendiari
L’impianto accusatorio si rafforza, la difesa viene stravolta. Le parole di Sokol Dervishi, che ha scelto la via della collaborazione con la giustizia, da una parte...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L’impianto accusatorio si rafforza, la difesa viene stravolta. Le parole di Sokol Dervishi, che ha scelto la via della collaborazione con la giustizia, da una parte cementificano ogni accusa a carico del sodalizio mafioso viterbese; dall’altro, mandano nel caos le scelte difensive portate avanti dagli avvocati degli imputati.


Dervishi, braccio destro dei capi della mafia viterbese, il 19 novembre scorso ha deciso di cambiare vita. Ha incontrato i magistrati antimafia capitolini vuotando il sacco. Alle dichiarazioni di quel fatidico martedì in cui si è auto accusato di ogni azione incendiaria e intimidatoria sono seguite anche altre parole.

Pochi giorni dopo aver raccontato che a Viterbo esisteva un sodalizio criminale di stampo mafioso “Codino“ ha continuato a parlare. Avrebbe spiegato per filo e per segno tutto ciò che sarebbe accaduto prima del fatidico novembre 2018. Mese in cui Ismail Rebeshi è stato raggiunto da una misura cautelare emessa dalla Procura di Cagliari.

Rebeshi avrebbe avuto un ruolo di prim’ordine all’interno del clan di albanesi e calabresi. Avrebbe impartito ordini e comandi. Ordini che sarebbero arrivati anche al fratello minore David, che avrebbe continuato a gestire gli affari di famiglia anche dopo gli arresti di Ismail.

Le parole di Sokol, registrate in due diversi interrogatori, non
metterebbero nei guai solo sodali e capi arrestati nell’operazione Erostrato, ma anche quelli finiti agli arresti, per estorsione aggravata dal metodo mafioso, poche settimane fa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero