Morì precipitando dalla casa di riposo, una dipendente: «La vittima non aveva istinti suicidi»

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«Nessun istinto suicida». Resta avvolto nel mistero il motivo per cui un anziano 81enne sarebbe salito nella soffitta della casa di riposo di Tuscania, morendo per...

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«Nessun istinto suicida». Resta avvolto nel mistero il motivo per cui un anziano 81enne sarebbe salito nella soffitta della casa di riposo di Tuscania, morendo per precipitazione. «La verità è che nessuno poteva pensare che un ospite arrivasse al sottotetto. Noi lo utilizzavamo raramente come magazzino per sedie a rotelle, materassi o valigie».

E’ ripreso ieri mattina il procedimento a carico di Amedeo Menicacci, assistito dall’avvocato Davide Ferretti, e Noemi Castellani, difesa dall’avvocato Chiara Peparello, accusati di abbandono di anziano aggravato dalla morte. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo. A parlare è stato Amedeo Menicacci, che ha tentato il tutto per tutto per allontanare le accuse.

La sera del 15 gennaio 2019 Gian Paolo Rossi di 81 anni precipita dal secondo piano della casa di riposo sulla Tarquiniese. Un volo di oltre tre metri che gli costa la vita. La vittima, residente a Monte Argentario (Grosseto), era ricoverata da tempo nell’alloggio per anziani di Tuscania. L’intervento dei sanitari del 118 è stato immediato, medici e infermieri hanno provato a rianimare l’anziano ospite, ma per lui non c’è stato nulla da fare. L'ipotesi è che siano state omesse tutte quelle misure di sicurezza che avrebbero potuto evitare la tragedia.

«Durante i controlli ispettivi - ha detto ancora l’imputato - né i vigili del fuoco né i Nas hanno mai rilasciato delle prescrizioni di pericolosità sul tragitto che portava a quell’ambiente. C’era solo l’indicazione di tenere la porta chiusa». Sulla vicenda è stata anche sentita l’ultima testimone della difesa. Una dipendente che ha lavorato nell’ufficio amministrativo di Villa Iris per 13 anni. «Sono stata io - ha affermato - a scrivere su un foglio che quella porta dove rimanere sempre chiusa».

La dipendente avrebbe anche escluso che la vittima aveva istituti suicidi. «Era una persona tranquilla - ha detto ancora - nonostante l’Alzheimer aveva uno spirito tranquillo, veniva a trovarvi nell’ufficio e mi raccontava i suoi trascorsi. Non penso volesse suicidarsi. Aveva l’artrite ma riusciva a camminare e la sua stanza era al primo piano». La discussione inizierà il prossimo 3 dicembre con le richieste del pm.

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Il Messaggero