Matrimoni fuori dalla sede del Comune, la Cgil alza la voce: «A Viterbo non c'è abbastanza personale»

Cinzia Vincenti della Fp Cgil
A Viterbo sarà possibile sposarsi con rito civile anche fuori da Palazzo dei Priori. La proposta è stata approvata nel corso dell'ultimo consiglio comunale. Ma...

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A Viterbo sarà possibile sposarsi con rito civile anche fuori da Palazzo dei Priori. La proposta è stata approvata nel corso dell'ultimo consiglio comunale. Ma la Cgil non ci sta: «Il personale già ora non basta e invece si decide di aumentarne le competenze», fa notare Cinzia Vincenti, responsabile enti locali per la Fp. «A fine febbraio - ricorda la sindacalista - quando per la prima volta se ne parlò, sia dalla maggioranza sia dall'opposizione vennero sollevate perplessità non tanto nel merito della proposta quanto nella sua fattibilità. Come purtroppo ormai è noto, la carenza di personale dell'ufficio di stato civile e dell'anagrafe a Palazzo dei Priori negli ultimi anni non ha fatto che peggiorare. I dipendenti, già ridotti all'osso, devono far fronte a un numero sempre maggiore di funzioni complesse che richiedono competenze tecniche e assunzioni di responsabilità».


Compiti che prima erano dell'autorità giudiziaria ora sono del personale dei due uffici, come le unioni civili, l'attribuzione del cognome materno al figlio, i divorzi. la gestione degli immigrati comunitari, la carta d'identità elettronica. «È finito il tempo di considerare queste lavoratrici e lavoratori alla stregua di “macchine certificatrici”. Per questo - dichiara Vincenti - temo che la proposta, soprattutto in vista delle imminenti elezioni, sia stata approvata in maniera superficiale e non ponderata, non tenendo conto dei mezzi inadeguati e insufficienti per metterla in pratica. Come Cgil monitoreremo attentamente la situazione e pretenderemo un accordo per tutelare il personale che si renderà disponibile a celebrare i matrimoni civili fuori dalla sede comunale e probabilmente oltre il normale orario di lavoro, con ulteriori disagi e aggravio di responsabilità. A meno che siano il sindaco, gli assessori o i consiglieri a farsene carico senza supporto di personale, come già avviene in alcuni comuni della Tuscia. Non permetteremo che il prezzo dell'approssimazione ricada sulle spalle dei lavoratori». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero