Matrimoni fuori dalla sede del Comune, la Cgil alza la voce: «A Viterbo non c'è abbastanza personale»

Cinzia Vincenti della Fp Cgil
di Redazione Viterbo
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Martedì 17 Aprile 2018, 18:05
A Viterbo sarà possibile sposarsi con rito civile anche fuori da Palazzo dei Priori. La proposta è stata approvata nel corso dell'ultimo consiglio comunale. Ma la Cgil non ci sta: «Il personale già ora non basta e invece si decide di aumentarne le competenze», fa notare Cinzia Vincenti, responsabile enti locali per la Fp. «A fine febbraio - ricorda la sindacalista - quando per la prima volta se ne parlò, sia dalla maggioranza sia dall'opposizione vennero sollevate perplessità non tanto nel merito della proposta quanto nella sua fattibilità. Come purtroppo ormai è noto, la carenza di personale dell'ufficio di stato civile e dell'anagrafe a Palazzo dei Priori negli ultimi anni non ha fatto che peggiorare. I dipendenti, già ridotti all'osso, devono far fronte a un numero sempre maggiore di funzioni complesse che richiedono competenze tecniche e assunzioni di responsabilità».

Compiti che prima erano dell'autorità giudiziaria ora sono del personale dei due uffici, come le unioni civili, l'attribuzione del cognome materno al figlio, i divorzi. la gestione degli immigrati comunitari, la carta d'identità elettronica. «È finito il tempo di considerare queste lavoratrici e lavoratori alla stregua di “macchine certificatrici”. Per questo - dichiara Vincenti - temo che la proposta, soprattutto in vista delle imminenti elezioni, sia stata approvata in maniera superficiale e non ponderata, non tenendo conto dei mezzi inadeguati e insufficienti per metterla in pratica. Come Cgil monitoreremo attentamente la situazione e pretenderemo un accordo per tutelare il personale che si renderà disponibile a celebrare i matrimoni civili fuori dalla sede comunale e probabilmente oltre il normale orario di lavoro, con ulteriori disagi e aggravio di responsabilità. A meno che siano il sindaco, gli assessori o i consiglieri a farsene carico senza supporto di personale, come già avviene in alcuni comuni della Tuscia. Non permetteremo che il prezzo dell'approssimazione ricada sulle spalle dei lavoratori».
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