Viterbo, marijuana, scovata maxi piantagione da migliaia di euro

Viterbo, marijuana, scovata maxi piantagione da migliaia di euro
Quasi mezzo ettaro coltivato a canapa indiana. In casa, invece, aveva costruito un efficiente impianto di coltivazione ed essicazione. Un'attività illecita che avrebbe...

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Quasi mezzo ettaro coltivato a canapa indiana. In casa, invece, aveva costruito un efficiente impianto di coltivazione ed essicazione. Un'attività illecita che avrebbe fruttato a un operaio di 39 anni, residente in un comune a sud del viterbese, introiti per svariate decine di migliaia di euro. Ma è stato scoperto e arrestato dagli agenti della squadra Mobile di Viterbo e associato al carcere di Mammagialla con l'imputazione di produzione, coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti mentre gli oltre quattromila metri quadrati di terreno e la serra indoor sono stati posti sotto sequestro.




«L'operazione, coordinata dal piemme Massimiliano Sissi, - ha detto il capo della Mobile Fabio Zampaglione - è iniziata lunedì scorso nell'ambito dei servizi di controllo effettuati dalla sezione Narcotici diretta dal commissario Luca Mezzera e si è conclusa ieri (martedì, ndr) con l'arresto dell'operaio». Insieme agli agenti della questura di Viterbo hanno collaborato attivamente, essendo il terreno ai confini con la provincia di Roma, i colleghi del commissariato Flaminio Nuovo. Il manovale, che vive da solo, nella sua abitazione aveva ricavato anche una serra con tanto di lampade alogene. «Abbiamo rinvenuto anche - continua Zampaglione - semi di canapa indiana, fertilizzanti, bilancini di precisione e l'occorrente per confezionare le dosi oltre ad una considerevole somma di danaro».

Il terreno con le oltre 40 mila piante di marijuana, giunte quasi alla completa maturazione, è adesso piantonata dagli inquirenti in attesa che il giudice disponga il da farsi mentre per il manovale 39enne, alle 3 dell'altra notte, si sono aperte le porte del carcere di Mammagialla. Gli inquirenti stanno adesso valutando anche la posizione di alcuni familiari che si recavano nel terreno posto sotto sequestro.



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Il Messaggero