Mafia viterbese, udienza in carcere per gli imprenditori Erasmi e Pecci

Gli avvocati entrano a Mammagialla per il processo
Manuel Pecci, Emanuele Erasmi e Pavel Ionel in carcere. Ma solo per la prima udienza del processo scaturito dall’operazione antimafia Erostrato. Ieri mattina non...

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Manuel Pecci, Emanuele Erasmi e Pavel Ionel in carcere. Ma solo per la prima udienza del processo scaturito dall’operazione antimafia Erostrato. Ieri mattina non c’è stato nessuno stop, nonostante le misure drastiche messe in campo per combattere il contagio da Coronavirus sia nei tribunali che nelle carceri italiani.


Imputati, avvocati e giudici sono entrati in una stanza ad hoc di Mammagialla e hanno celebrato la prima udienza. Collegato in video conferenza dal carcere di Torino Pavel Ionel, il romeno accusato di aver “aiutato” il sodalizio criminale. In aula non solo i difensori degli imputati, Giuliano Migliorati per Erasmi, Fausto Barili e Carlo Taormina per Pecci e Michele Ranucci per Pavel Ionel; ma anche gli avvocati delle parte offese che hanno chiesto e ottenuto l’ammissione di parte civile. Presente anche il pm antimafia Fabrizio Tucci che ha seguito l’inchiesta, coordinando i carabinieri del nucleo investigativo di Viterbo, fin dal principio.

I tre rispondono di estorsione aggravata dal metodo mafioso. In particolare Manuel Pecci, imprenditore viterbese nel settore dell’estetica avrebbe chiesto l’aiuto di Giuseppe Trovato per risolvere un “contenzioso” con un cliente rimasto danneggiato nel suo centro estetico. Emanuele Erasmi, piccolo imprenditore del settore edile di Bagnaia si sarebbe rivolto alla banda per recuperare un credito che non riusciva a incassare.  

Diversa la posizione di Pavel Ionel. Il romeno, ancora ristretto in alta sorveglianza, sarebbe stato ingaggiato da Rebeshi e Trovato per rubare un’auto con chi la banda avrebbe messo a segno l’attentato incendiario a un carabiniere. E sarebbe stato presente anche in alcuni sopralluoghi. Per tentare di smontare le accuse i difensori ieri hanno chiesto la testimonianza di Giuseppe Trovato, Ismail Rebeshi e dell'unico pentito del gruppo: Sokol Dervishi. 


«Confidiamo - ha affermato l’avvocato Ranucci al termine dell’udienza - che l’esito dell’istruttoria ridimensioni la posizione del mio assistito. Sono convinto che il dibattimento farà piena luce sui fatti». Prossima udienza il 2 aprile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero