La banda puntava in alto. Ai soldi e agli appalti del Comune. Ci sarebbe tutto questo dietro i tre attentati incendiari fatti alla famiglia dell’assessore comunale...
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«Giuseppe Trovato - afferma - mi disse che aveva incendiato la Smart di Ubertini perché quest’ultimo non aveva mantenuto fede alla promessa di affidargli tramite il Comune di Viterbo lavori di muratura». Promessa percepita come tale solo del calabrese, perché come spiega meglio in alcuni passaggi della deposizione l’allora consigliere si sarebbe limitato a dire “vedremo”.
L’auto, come ricorda Dervishi, fu materialmente bruciata da un pregiudicato napoletano da anni residente nella Tuscia e da un suo compare. Lo stesso che gli inviò anche una busta contente un proiettile come ammonimento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero