OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
“L'incapacità delle autorità italiane di proteggere questo sito e la sua biodiversità mette a rischio la salute dei cittadini e dell’intera comunità”. È il cuore della tesi accusatoria con cui gli avvocati ambientalisti di ClientEarth e la Lipu hanno chiamato sul banco degli imputati la Regione Lazio, l'Autorità per il servizio idrico nonché i Comuni di Ronciglione e Caprarola.
Quello del lago di Vico è un territorio ricco di biodiversità, sito Natura 2000, ovvero la rete ecologica istituita dall’Unione europea a salvaguardia di territori dagli habitat particolarmente di pregio. Eppure, secondo le due associazioni promotrici dell’iniziativa legale le istituzioni preposte non avrebbero adottato le necessarie misure per salvaguardare le acque e la conservazione del sito naturale, nonché la salute dei cittadini, violando di fatto le normative nazionali ed europee.
Il campanello di allarme delle condizioni di salute del bacino è suonato con la comparsa, ormai da anni, delle alghe rosse che, quando fioriscono, colorano le acque.
Una situazione che a livello locale è stata denunciata ripetutamente da più soggetti, tra i quali il Biodistretto della Via amerina e delle Forre nonché l’Isde di Viterbo, l’associazione medici per l’ambiente. L’ultimo intervento, a fine agosto, segnalava come le acque erogate ad uso umano nei comuni di Caprarola e Ronciglione nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2022 fossero non potabili, come anche nei mesi precedenti: “Una situazione – scrivevano poche settimane fa i medici - in oggettiva relazione con il degrado dell’ecosistema del lago di Vico come accertato da decenni di studi, ricerche e documenti da parte di enti e università”.
E ora alla sequela di associazioni in campo si aggiungono, quindi, ClientEarth e la Lipu. “È dovere delle pubbliche amministrazioni assicurarsi che le loro terre si conservino intatte nel loro potenziale. Consentendo a queste pratiche agricole intensive di continuare, le amministrazioni dimostrano di non prendere sul serio il loro ruolo di custodi dell'area: oggi l’acqua non è potabile, domani non sarà più possibile coltivare la terra”, denuncia Lara Fornabaio, giurista di ClientEarth esperta di diritto alimentare e dell’agricoltura. Aggiunge Federica Luoni, responsabile agricoltura di Lipu: "Il caso del Lago di Vico è emblematico di come un modello agricolo basato sull'intensificazione e sulla monocultura stia danneggiando il nostro più grande patrimonio di biodiversità, che fornisce i servizi ecosistemici essenziali come l'acqua potabile e la fertilità del suolo. Occorre – conclude - che le autorità a tutti i livelli si assumano la responsabilità di regolare e mettere un freno ad un modello di uso del territorio che danneggia gli habitat e le specie, a favore di sistemi diversificati che riportino un equilibrio tra agricoltura e natura". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero