La Tuscia appare come un sogno, dentro un altro sogno. Un luogo di magia, come racconta il documentario di Giuseppe Sansonna Tuscia, sogni e favole, in onda in...
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Stando a certe carte cinquecentesche, sono i figli di Noè, ritratto in abiti papali, a fondare Viterbo, da precursori del popolo etrusco. Anche i mostri di pietra di Bomarzo sono gli arcani frammenti di una mappa, sognata da Vicino Orsini, per orientarsi nella selva oscura dell'esistenza. Sospesi tra umano e divino, come le streghe che
ancora sembrano volteggiare sul lago di Bolsena, inseguite con lo sguardo da pescatori e artisti. Per gli uni e per gli altri, il lago è sostentamento e ispirazione.
Ma si parla anche di Pier Paolo Pasolini che ritrovava, nella sua torre di Chia, il proprio Medio Evo interiore, vicino e lontanissimo da quello del Brancaleone di Monicelli e Gassman, girato in larga parte in una Tuscia non ancora contaminata dall'industrializzazione. Federico Fellini, invece, trasformò Viterbo nella Rimini vitellona dei suoi ricordi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero