La "Pietà" di Sebastiano del Piombo da Viterbo alla National Gallery di Londra: numeri da record

Ultimi giorni alla National Gallery di Londra per la "Pietà" di Sebastiano del Piombo
Novantamila. A una settimana dalla chiusura, a tanti ammontano i visitatori (paganti) della mostra “Sebastiano-Michelangelo. Un incontro di idee”, allestita dal 15...

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Novantamila. A una settimana dalla chiusura, a tanti ammontano i visitatori (paganti) della mostra “Sebastiano-Michelangelo. Un incontro di idee”, allestita dal 15 marzo scorso alla National Gallery di Londra, con opere provenienti dalla Tuscia viterbese in primo piano.

 
Da un lato, “Il compianto sul Cristo morto” (meglio noto con la dizione “La Pietà”) di Sebastiano dal Piombo, tavola datata circa il 1515-1516, e conservata nel Museo civico del capoluogo; dall’altro, il “Cristo portacroce” di Michelangelo, la gigantesca statua scolpita tra il 1514 e 1515, prestata dalla chiesa di San Vincenzo Martire di Bassano Romano, annessa al monastero dei Padri Silvestrini.
 
“Si tratta di numeri straordinari”, commenta l’ex assessore comunale al Turismo Giacomo Barelli, nei mesi scorsi in  prima fila per presidiare la complessa operazione di trasferimento della delicata tavola da piazza Crispi a Trafalgar Square.
 
“E il successo della mostra, si deve a un’opera straordinaria come “la Pietà”, di fatto fulcro dell’esposizione londinese, e alla grande attenzione che i principali organi di informazione (da citare tra gli altri Burlington Magazine; lo spagnolo El Mundo; Financial Times; Independent; The Sunday Times; Times Literary Supplement; per non parlare di quotidiani, settimanali, Tg. italiani) hanno dedicato nelle loro pagine al principale evento 2017 del prestigioso museo del Regno Unito”.
 

L’ufficio stampa della National informa intanto che gli ultimi giorni della mostra – la chiusura dei battenti è prevista il 25 giugno - saranno dedicati a una conferenza di due giorni con la partecipazione di studiosi dell’opera di Sebastiano, quali William E. Wallace, dell’Università di Washington di St Louis (Missouri), e Paul Joannides, professore emerito di storia dell’Arte dell’Università di Cambridge. A quest’ultimo si deve, fra l’altro, l’attribuzione alla mano di Michelangelo del gruppo scultoreo fino ad oggi noto come "bronzi Rothshild", grazie a un disegno,  scovato al Musee Fabre di Montpellier (Francia),  di uno degli allievi del Buonarroti, raffigurante un giovane muscoloso, a cavallo di una pantera. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero