L'unità nel Pd viterbese, Panunzi accetta la sfida di Fioroni: «Io ci sto, ma guai a tornare agli errori del passato»

Enrico Panunzi
«L’unità non può essere invocata solo quando non si vince. Tanto più quando in un partito le scelte vengono fatte a maggioranza». Partito...

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«L’unità non può essere invocata solo quando non si vince. Tanto più quando in un partito le scelte vengono fatte a maggioranza». Partito democratico viterbese, riprende quota il dibattito (e l’eterna spaccatura) interna. Il caso Minchella, consigliere - e segretario - comunale nel capoluogo uscita rumorosamente dal partito, ha visto Giuseppe Fioroni prendere posizione, criticare l’ala sinistra e rilanciare per rivendicare ruoli di decisione più unitari possibile. Per Enrico Panunzi, consigliere regionale e guida del gruppo ritenuto oggi maggioritario tra i dem viterbesi, l’obiettivo è legittimo. Sulla strategia per arrivarci ha qualcosa da dire.


Panunzi, ha letto l’intervista a Fioroni?
«Sì. Potrà sembrare strano, ma su molte cose concordo con quello che ha detto».

Addirittura?
«Io dico che perseguire l’unità del partito è auspicabile. Sono pronto a raccogliere il suo invito e a lavorarci da subito. Però una cosa non può essere non detta: noi siamo stati minoranza nel partito per le scelte fatte a maggioranza dall’allora gruppo dirigente, che rispondeva politicamente ad un altra area».

Ma è possibile perseguire un’idea unitaria per la guida del Pd viterbese?
«E’ possibile e doveroso. Ma una cosa è essenziale: guardare agli errori del passato, che tanti danni hanno prodotto, per non ripeterli. Noi non siamo i nemici a cui si lasciano i pozzi avvelenati quando ci si ritira. Attualmente tutti i vertici provinciali sono azzerati, segretario e presidente dell’assemblea, scelti da loro, si sono dimessi da oltre un anno».

La critica di Fioroni è precisa: adesso il Pd perde le elezioni, quando c’era lui in regia vinceva.
«Ecco un errore del passato. I numeri vanno letti bene. Alle recenti elezioni europee il Pd ha avuto più voti rispetto alle ultime politiche, o alle comunali di Viterbo del 2018. Non è un consenso che ci premia, chiaro, c’è tantissimo da fare. Ma appare quanto meno anacronistico invocare l’unità del Pd perché il voto ci penalizza».

Minchella, sbattendo la porta, ha detto che il partito è ridotto a una lotta tra correnti.

«Non commento scelte personali. Mi limito solo a osservare che se è in atto una lotta tra correnti nel Pd, lei avrebbe avuto molti mezzi per denunciarlo. Perché non sarebbe iniziata certo adesso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero