Il romanzo di Roberto Vecchioni "Il mercante della luce" adattato per la scena fa tappa in due teatri della Tuscia

Roberto Vecchioni
«Non era facile da realizzare una trasposizione per il teatro di quello che ho scritto, ma ho trovato delle persone appassionate che sono riuscite a farlo. Ivana Ferri...

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«Non era facile da realizzare una trasposizione per il teatro di quello che ho scritto, ma ho trovato delle persone appassionate che sono riuscite a farlo. Ivana Ferri è una bravissima scrittrice e grande donna di teatro, Ettore Bassi è un bravissimo attore. Si sono innamorati del romanzo e mi hanno cercato per poterlo trasformare in uno spettacolo teatrale. Cosa che mi ha fatto emozionare come pochi».

E’ la convinta benedizione che il cantautore e scrittore Roberto Vecchioni ha impartito ai protagonisti (la prima firma l’adattamento e la regia) de “Il mercante di luce”, lo spettacolo tratto dal suo romanzo (Einaudi, premio Pavese 2015), che fa tappa nella Tuscia con due repliche: la prima, venerdì, ore 21, al Teatro Falk di Tarquinia; la seconda sabato, sempre alle 21, al Teatro Francigena di Capranica. Musiche originali eseguite dal vivo di Massimo Germini,

Sinossi. Stefano Quondam (interpretato da Bassi), un professore di letteratura greca, grandissimo e misconosciuto, un Don Chisciotte che non ha mai smesso di combattere una testarda battaglia contro la stupidità e l’omologazione. Certo, è al tempo stesso un uomo imperfetto, ma vuole trasmettere al figlio, quanto ha di più prezioso: la cultura. trasmettere al figlio, quanto ha di più prezioso: la cultura. Vuole credere con tutto sé stesso che la bellezza che gli tempesta la memoria sia una luce così potente da svergognare il buio. Ma tra i due, chi è veramente il mercante di luce? Chi salva l’altro? Due vite, due mondi e un ultimo tratto di strada insieme tra tragedie, miti e sentimenti universali. Omero, Saffo, Sofocle, Euripide illumineranno il loro rapporto.

Un’altra segnalazione ci porta a Caprarola, “Teatro don Paolo Stefani”, che domenica 16, ore 21, chiude la stagione invernale con Ariele Vincenti, interprete di “Marocchinate”, scritto insieme a Simone Cristicchi, messo in scena per la regia di Nicola Pistoia. Nell’opera teatrale, gli autori ricordano - tramite Angelino, pastore ciociaro che dialoga con Enzo, giornalista di Epoca che, alla fine, si scoprirà essere Enzo Biagi - “l’altra faccia della liberazione”, cioè quello che accadde, nel 1944, in alcuni paesi della Ciociaria “schiacciati in mezzo a due fuochi, da una parte il muro dei tedeschi, dall’altra, gli americani che avanzavano”, dopo che gli Alleati riuscirono a penetrare la linea Gustav - duecentotrenta chilometri di trincee e bunker costruite in mezzo alle montagne con migliaia di soldati tedeschi nascosti in mezzo alle rocce - grazie all’impiego di uno strano esercito composto da soldati provenienti dalle aspre montagne del Nord Africa.

“Li chiamavano i Marocchini. E la cosa peggiore che si diceva era che prendevano tutto quello che trovavano, soprattutto le donne e le violentavano senza pietà.”

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Il Messaggero