Domenica primo luglio: si alza il sipario sulla mostra, allestita a Palazzo dei Papi, I tesori di Tutankhamon: la tomba, il corredo, frutto della cordiale intesa stretta dalla...
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Nella austera sala sotto quella del Conclave più lungo della storia saranno esposte copie perfette definite falsi antichi autentici, prodotti dal Dipartimento repliche del ministero delle Antichità egiziano - del regale corredo rinvenuto nella tomba del faraone bambino, vissuto nel 1300 a.C.: la straordinaria maschera mortuaria d'oro, lapislazzuli e paste vitree; il sarcofago e il cocchio; il cofano con i vasi canopi, il celebre tronetto, il grande naos e la collezione di gioielli.
Ma dell'esposizione - aperta fino al 28 ottobre - faranno parte anche otto Sfingi in perfetta replica marmorea di quelle del Viale Trionfale d'ingresso al gran Tempio di Karnak, a Luxor.
Ieri la presentazione ha goduto di un parterre de roi, grazie alla presenza dell'ambasciatore d'Egitto nel nostro Paese, Hisham Mohamed Badr; del grande archeologo Zahi Hawass; dell'imprenditore-filantropo Eugenio Benedetti; del neo-sindaco del capoluogo Giovanni Arena; del presidente della Fondazione Caffeina, Andrea Baffo, e di Claudio Margottini, addetto scientifico dell'ambasciata italiana al Cairo.
È stato Benedetti a rilevare che «l'eccezionale mostra vuole essere un atto d'amore nei confronti dell'Italia, anche per rinsaldare vincoli d'amicizia secolari», e ha ricordato la festosa accoglienza ricevuta dai fedeli nel recente pellegrinaggio in Egitto, guidato dal vescovo Lino Fumagalli, con la preghiera condivisa dal presule viterbese e dal Papa Tawrodos II, patriarca Copto ortodosso della chiesa egiziana.
Sulla stessa lunghezza d'onda l'ambasciatore Badr, secondo il quale la «mostra faraonica è un concreto segno d'amicizia, pace e cooperazione tra Italia ed Egitto», nel contempo sottolineando che il capoluogo della Tuscia, «città ricca di storia, è la sede ideale» per l'iniziativa. Hawass, che ha confessato di essere venuto a Viterbo già quattro volte, ha ovviamente rubato la scena. Dapprima affermando che «le mostre del Palazzo dei Papi sono di quelle da non perdere per il loro alto valore didattico» e che «rafforzeranno le relazioni tra Italia ed Egitto, facendo partire un grande messaggio: l'Egitto è un luogo sicuro, gli italiani possono tornare, perché grazie al turismo, si potranno portare alla luce altri tesori».
Quindi raccontando il suo decennale lavoro nei principali siti archeologici dell'antico Egitto, i segreti della grande Piramide di Cheope e anticipando le prossime imprese: trovare, entro la fine dell'anno, le tombe della moglie di Tutankhamon, di Ramsete VIII e di Thutmose II, nonché di Marcantonio e Cleopatra. Infine, ancora Benedetti, ha proposto un gemellaggio tra il museo etrusco della Rocca Albornoz e il museo del Cairo, da suggellare con lo scambio di uno dei rispettivi reperti.
Il Messaggero