Il faraone bambino prende casa a Palazzo dei Papi. Hawass: «Non perdete questa mostra»

L'ingresso della mostra di reperti del tesoro di Tutankhamon
di Carlo Maria Ponzi
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Sabato 30 Giugno 2018, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 16:22

Domenica primo luglio: si alza il sipario sulla mostra, allestita a Palazzo dei Papi, I tesori di Tutankhamon: la tomba, il corredo, frutto della cordiale intesa stretta dalla Società italiana di beneficenza (Sib) e le Fondazioni Benedetti, Caffeina, Cultura e arte, e già battezzata l'evento dell'anno.

Nella austera sala sotto quella del Conclave più lungo della storia saranno esposte copie perfette definite falsi antichi autentici, prodotti dal Dipartimento repliche del ministero delle Antichità egiziano - del regale corredo rinvenuto nella tomba del faraone bambino, vissuto nel 1300 a.C.: la straordinaria maschera mortuaria d'oro, lapislazzuli e paste vitree; il sarcofago e il cocchio; il cofano con i vasi canopi, il celebre tronetto, il grande naos e la collezione di gioielli.



Ma dell'esposizione - aperta fino al 28 ottobre - faranno parte anche otto Sfingi in perfetta replica marmorea di quelle del Viale Trionfale d'ingresso al gran Tempio di Karnak, a Luxor. Da non dimenticare che, sempre a Palazzo dei Papi, sono da ammirare Le icone copte, altri capolavori di arte sacta egiziana dei cristiani ortodossi.


Ieri la presentazione ha goduto di un parterre de roi, grazie alla presenza dell'ambasciatore d'Egitto nel nostro Paese, Hisham Mohamed Badr; del grande archeologo Zahi Hawass; dell'imprenditore-filantropo Eugenio Benedetti; del neo-sindaco del capoluogo Giovanni Arena; del presidente della Fondazione Caffeina, Andrea Baffo, e di Claudio Margottini, addetto scientifico dell'ambasciata italiana al Cairo.



È stato Benedetti a rilevare che «l'eccezionale mostra vuole essere un atto d'amore nei confronti dell'Italia, anche per rinsaldare vincoli d'amicizia secolari», e ha ricordato la festosa accoglienza ricevuta dai fedeli nel recente pellegrinaggio in Egitto, guidato dal vescovo Lino Fumagalli, con la preghiera condivisa dal presule viterbese e dal Papa Tawrodos II, patriarca Copto ortodosso della chiesa egiziana.

Sulla stessa lunghezza d'onda l'ambasciatore Badr, secondo il quale la «mostra faraonica è un concreto segno d'amicizia, pace e cooperazione tra Italia ed Egitto», nel contempo sottolineando che il capoluogo della Tuscia, «città ricca di storia, è la sede ideale» per l'iniziativa. Hawass, che ha confessato di essere venuto a Viterbo già quattro volte, ha ovviamente rubato la scena. Dapprima affermando che «le mostre del Palazzo dei Papi sono di quelle da non perdere per il loro alto valore didattico» e che «rafforzeranno le relazioni tra Italia ed Egitto, facendo partire un grande messaggio: l'Egitto è un luogo sicuro, gli italiani possono tornare, perché grazie al turismo, si potranno portare alla luce altri tesori».

Quindi raccontando il suo decennale lavoro nei principali siti archeologici dell'antico Egitto, i segreti della grande Piramide di Cheope e anticipando le prossime imprese: trovare, entro la fine dell'anno, le tombe della moglie di Tutankhamon, di Ramsete VIII e di Thutmose II, nonché di Marcantonio e Cleopatra. Infine, ancora Benedetti, ha proposto un gemellaggio tra il museo etrusco della Rocca Albornoz e il museo del Cairo, da suggellare con lo scambio di uno dei rispettivi reperti.

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