Il dilemma del Pd viterbese: far rientrare gli “scomunicati” nel gruppo in Comune o farsi la guerra

Francesco Serra e Luisa Ciambella
E adesso che il Daspo per i consiglieri comunali Pd di Viterbo è scaduto, che succede? Potranno riprendere la tessera e, magari, chiedere di rientrare nel gruppo consiliare...

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E adesso che il Daspo per i consiglieri comunali Pd di Viterbo è scaduto, che succede? Potranno riprendere la tessera e, magari, chiedere di rientrare nel gruppo consiliare di palazzo dei Priori? Potrebbero infatti formare quello più numeroso e battagliero di opposizione all'inconcludente maggioranza di centrodestra. O no?

 
Se lo domandano Francesco Serra, Patrizia Frittelli e Lina Delle Monache. Ma non solo loro. Ai tempi delle elezioni comunali della primavera 2018 i tre, insieme al consigliere regionale Enrico Panunzi e all’ex segretario regionale e deputato Alessandro Mazzoli, furono scomunicati dai vertici del partito. Questi due per sei mesi, fine pena a gennaio 2020 invece per gli altri. Il Pd applicò un harakiri politico nel suo momento più difficile. Serra commentò: «E’ come quello che per fare dispetto alla moglie si taglia i genitali».

Il Partito democratico nel Viterbese, da anni, è il prototipo di quello del Nazareno. Spaccature e conflittualità interna da vendere all'ingrosso. Oggi tutto sta nelle mani di Luisa Ciambella, che quel 10 giugno 2018 alle comunali con il simbolo Pd ebbe un risicato 10,88% di voti, Meno di quanto ottenuto da Serra (10,94%) con la sua lista senza simbolo. Ecco, il reo: fu eletto ed espulso, con le altre due donne poi elette consigliere, perché presentò una sua lista senza appoggiare la corsa della Ciambella.

Il perché di quel divorzio è noto, radicato nelle due correnti dei dem viterbesi: quella non più egemone dell'ex deputato Giuseppe Fioroni, e quella del consigliere regionale Enrico Panunzi, zingarettiano che oggi "controlla" la segreteria provinciale. Lacerazione eterna che oggi si ripresenta in consiglio comunale del capoluogo. Qui infatti la capogruppo piddina Ciambella, con il collega Alvaro Ricci prima fioroniano e oggi traslocato col "nemico", dovrà decidere se accogliere i tre ex. Con l'obiettivo di formare un gruppo di 5 consiglieri, il maggiore della minoranza.


O declinerà la richiesta e si avranno due gruppi Pd separati in casa? Dopo che la commissione di garanzia dell’unione regionale Pd votò nel 2018 quella sospensione, per non aver seguito la candidata “ufficiale” Luisa Ciambella con il simbolo, il Pd viterbese può ancora farsi del male. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero