Per partecipare alla Nove Colli di 202 km ci vuole un fisico bestiale, gambe, tanto coraggio e anche un pizzico di follia. L’identikit è più o meno quello di...
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Due terzi degli iscritti però si sono arresi durante la gara a causa della durezza del percorso.
Ecco perché quella di Di Niccola, ex allenatore di nuoto e ora tecnico di una formazione di triathlon di Terni, è stata un’impresa. Doppia se si considera che lunedì scorso, pur con le gambe a pezzi e dolori ovunque, si è presentato in fabbrica per il turno di 8 ore.
«È una gara affascinante: sofferenza pura ed estrema soddisfazione - è stato il suo commento - perché lì conta la testa più del fisico. Affrontare la notte e la salita con visibilità ridotta è stato difficile. A darmi la forza per proseguire mia moglie Pamela, che mi ha seguito in bici nei momenti difficili, ma non ho mai pensato di abbandonare. Al traguardo si prova l’indescrivibile: realizzi di avercela fatta quando i ciclisti della granfondo, che arrivano in contemporanea, sono i primi a spronarti. Ero talmente carico di adrenalina che sono andato più forte negli ultimi chilometri. Una felicità smisurata. Non so se la rifare» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero