«Dove andiamo a dormire? Ce lo chiedono in tanti. La verità è che ora molte persone finiscono per strada». Alessandra Capo, direttore Arci solidarietà di Viterbo, ha letto...
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In quella data è entrato in vigore il decreto Salvini su sicurezza e immigrazione. Un passo indietro: ieri Mannino aveva chiesto alle istituzioni di convocare un tavolo con Prefettura, Comuni, imprese e coop sociali, associazioni per tamponare localmente gli effetti del provvedimento. Per il segretario della Cisl, infatti, sono circa 300 gli operatori (tra psicologi, pedagoghi, mediatori culturali, interpreti), che perderanno il posto per i tagli al sistema di prima e seconda accoglienza decisi dal Governo. Non solo, con il decreto metterebbe a rischio anche il modello di integrazione. Quadro che trova conferma nella testimonianza di Arci.
«La protezione per motivi umanitari spiega Capo non è più contemplata come requisito per accedere agli Sprar. Chi, come noi e la Caritas, ha uno sportello sa cosa significa: le persone vengono a chiederci un tetto. Ma noi non possiamo che segnalare al numero verde del servizio centrale Sprar queste situazioni, perché non abbiamo più fondi per la presa in carico». Nella seconda accoglienza, quella che finora ha dato una risposta ai rifugiati, nel Viterbese sono coinvolti 11 Comuni che, tramite l'Arci, mettono a disposizione 156 posti. «Insufficienti già ora per offrire aiuto a tutti quelli che ne hanno bisogno. Con i tagli del decreto rileva sarà ancora peggio».
In settimana dallo sportello sono già partite quattro segnalazioni di casi gravi. Nell'ultimo mese, molte di più. Al momento i migranti esclusi dai Cas, una volta ottenuto lo status di rifugiato, non possono più accedere agli Sprar (anche per i posti insufficienti). Al massimo c'è un pasto alla Caritas.
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Il Messaggero