Colpo alle poste di Canino, la Corte d’Appello conferma la condanna per 4 rapinatori

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Colpo alle poste di Canino, la Corte d’Appello conferma la condanna per 4 rapinatori e accetta un nuovo concordato per il direttore della filiale e il ragazzo che...

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Colpo alle poste di Canino, la Corte d’Appello conferma la condanna per 4 rapinatori e accetta un nuovo concordato per il direttore della filiale e il ragazzo che materialmente entrò a fare la rapina. Si chiude così il secondo grado di giudizio per i sei imputati che in primo grado avevano scelto il rito abbreviato, con relativo sconto di pena. Il direttore delle Poste Massimiliamo Ciocia, difeso da Gianni Ceccarelli, condannato a 3 anni 10 mesi (in primo grado 4 anni e 8 mesi), Roberto Gallo, assistito dall’avvocato Giovanni Labate, a 3 anni 4 mesi. Con 8 mesi di sconto sulla condanna del gup del Tribunale di Viterbo. Per tutti gli altri le pene restano invece invariate.

Domenico Palermo e Daniele Casertano assistiti dall’avvocato Salvatore Orefice a 5 anni e 8 mesi ciascuno, Christian Lanari difeso dagli avvocati Samuele De Santis e Graziana Papa, a 5 anni, Riccardo Carloni Modesti (avvocato Luigi Mancini) a 5 anni. Il 28 novembre 2020 un uomo, travestito da corriere, entrò nella filiale delle Poste di via Garibaldi a Canino poco prima della pausa pranzo. E pistola in pugno si fece consegnare 200mila euro, custoditi nella cassaforte.

Un colpo facile e veloce. Le indagini, di carabinieri e Polstrada coordinate dalla Procura di Viterbo, partite immediatamente, portarono prima a tre persone sospette, che avrebbero parcheggiato un’automobile rossa proprio di fronte alle Poste nel momento della rapina. Gli investigatori controllarono le telecamere, quelle della filiale, quelle della strada e quelle nel paese. Controllarono anche gli sms scambiati dai tre indagati. E scoprirono che nella rapina c’era qualcosa che non tornava. Troppo semplice perfino per esperti rapinatori. Per la buona riuscita del colpo la banda avrebbe dovuto avere un infiltrato. Infiltrato che rispondeva al nome del direttore della filiale. «Andremo sicuramente in Cassazione - afferma l’avvocato Samuele De Santis -, al momento aspettiamo le motivazione della Corte che dovrebbero arrivare tra 90 giorni».

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Il Messaggero