«Una storia universale: il rapporto tra una madre e un figlio, meravigliosamente incarnati da Anna Foglietta e Giampiero De Concilio. E un film duro, perché costringe...
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Nel film, scritto con Cosimo Calamini, musicato da Bruno Falanga, il diciassettenne Antonio vive in una cittadina campana, gioca a calcio e coltiva un sogno: affermarsi in una grande squadra. Non è semplice, ma a rendere la sua vita ancor più complessa è la madre Miriam, bella, affettuosa e pure assai problematica: che cosa riserverà loro il futuro? «Quando Ciro mi ha proposto questa sceneggiatura quattro anni fa ne sono stata completamente rapita», ammette Foglietta. E sulla sua Miriam precisa: «È stato altamente disturbante interpretarla, perché mi ha messa in contato con l'aspetto più faticoso dell'essere madre, e io lo sono nella vita (ha tre figli, NdR)». Detto che «la mia carriera sta andando in una direzione precisa di impegno civile», l'attrice ricorda di «aver portato a teatro per due anni 'La pazza della porta accantò di Alda Merini» e sottolinea: «La malattia mentale è una tema che mi attrae molto, confido nel prendersi cura della propria psiche quale modo per prendersi cura della società in generale».
Da parte sua, il giovanissimo e bravissimo Giampiero De Concilio rivela il processo di avvicinamento ad Antonio: «Sono partito da me stesso, ma Ciro mi ha consigliato di vedere 'Sweet Sixteen' di Ken Loach, che si è rivelato per me fondamentale dal punto di vista tecnico. Venivo da un'impostazione teatrale, e insieme siamo riusciti a trovare una dimensione cinematografica, cruda e sporca». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero