«Da un garage di Acilia siamo arrivati a un contratto con Netflix»: il sogno dei giovani autori di Baby, la serie tv sul caso squillo ai Parioli

Da uno scantinato di Acilia a un contratto con Netflix. La parabola ricorda (con le dovute proporzioni) quella di Steve Jobs e del garage da cui partì, arrivando a fondare...

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Da uno scantinato di Acilia a un contratto con Netflix. La parabola ricorda (con le dovute proporzioni) quella di Steve Jobs e del garage da cui partì, arrivando a fondare la Apple, solo che stavolta i protagonisti sono italiani e giovanissimi: cinque aspiranti sceneggiatori tutti sotto i 30 anni contattati dal colosso dell'intrattenimento online e assoldati per trasformare un loro soggetto in una serie tv. Parliamo di Baby, liberamente ispirata allo scandalo delle baby squillo scoppiato a Roma nel 2014. Debutterà il 30 novembre prossimo con 6 episodi, per la regia di Andrea De Sica e Anna Negri. Nel cast ci sono anche Isabella Ferrari, Claudia Pandolfi, Paolo Calabresi e Riccardo Mandolini, il figlio 18enne di Nadia Rinaldi.


Le giovani menti dietro a tutto quanto sono quelle di Antonio Le Fosse (25 anni, di Acilia), Eleonora Trucchi (26, Ventimiglia), Marco Raspanti (29, Roma), Giacomo Mazzariol (22, Castelfranco Veneto) e Re Salvador (28, romano di origini filippine). Sono loro, nel seminterrato di un appartamento alla periferia sud di Roma e in un ristorante filippino vicino alla stazione Termini, che hanno creato i personaggi di Chiara e Ludovica (interpretate da Benedetta Porcaroli e Alice Pagani), due adolescenti inquiete e ribelli che finiscono per condividere un inconfessabile segreto, ripercorrendo nella finzione lo scabroso sentiero che inghiottì le vite delle vere protagoniste di quei fatti di cronaca. Un giro di prostituzione con sullo sfondo i Parioli, tra clienti danarosi e weekend a Ponza.

Un soggetto tra tanti, pensato in uno dei mille pomeriggi trascorsi insieme a fare brainstorming, che però ha finito per attirare l'attenzione di Netflix. Talento e fortuna, dove la fortuna è stata che la società californiana cercasse un'idea per una serie tv ambientata nella Capitale che parlasse di adolescenti. Loro, che dal 2016 hanno formato un collettivo di nome grams* chiudendosi ogni santo giorno a scrivere storie, quell'idea ce l'avevano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero