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Enrico Brignano torna al cinema con Volevo un figlio maschio di Neri Parenti. "Una commedia fantasy su una famiglia con tanti figli che ci costringe a fare i conti con il maschile e il femminile. Io la paternità l'ho scoperta tardi, a 50 anni, e ringrazio Dio di avere avuto dopo una figlia, un bimbo: non l'ho desiderato, ma vederlo crescere imparando a misurarsi con la sorella, con il femminile fin da piccolo è importante per lui". Nel film con Giulia Bevilacqua nei panni della moglie e madre di quattro femmine, poi trasformate per magia in quattro maschi, un bel gruppo di giovani attori. "A volte i giovani si perdono sul set il bello di guardare attori più esperti come me, Giulia, Maurizio Casagrande o Mariano Rigillo: ma i nostri sono stati, invece, molto attenti e partecipi". Un discorso da maestro e al Messaggero, Brignano, ricorda il suo di maestro. Enrico è uno degli allievi di Gigi Proietti, di quella formidabile scuola che era il suo Laboratorio. Enrico lo ricorda con commozione e meraviglia, riguardando una foto del debutto a inizio anni Novanta. "Ero un allievo di Proietti di Dragona, periferia Sud di Roma, pronto a fare congegnatore meccanico o fruttarolo con mio padre, se fosse servito il piano B".
L'attore romano al cinema dal 5 ottobre come multipapà su un'Italia a natalità zero. "E' diventato un paese per vecchi, questo, qui c'è una cattiva gestione politica della natalità: nessuno è incentivato a fare una famiglia e dei figli.
Brignano ricorda l'emozione del matrimonio con Flora Canto: "Sposarmi con i due figli presenti alle nozze è stata una gioia moltiplicata, secondo me non paragonabile per tutta la mia famiglia con quei due bambini presenti".
Brignano è molto attento al linguaggio. "Mi ha sempre dato fastidio sentire commenti inappropriati. E sono stato sempre pronto anche a rovinare la festa se qualcuno non sapeva rinunciare alla volgarità".
Nel gioco del mappamondo, Enrico sceglie il Marocco. "Ero lì per lavoro, uno dei primi film e mi ritrovai nel deserto: scoprire che già 30 anni fa alcuni luoghi da boschi si erano trasformati in aride distese. Ricordo bene un tè buonissimo bevuto lì".
Tra i ricordi il Sistina e il ruolo di Rugantino inseguito e alla fine ottenuto producendo una versione dello spettacolo di Garinei e Giovannini che poi sbarco trionfalmente anche a Broadway, 50 anni dopo la versione con Manfredi, Vanoni e Aldo Fabrizi. Poi c'è quello spettacolo-provocazione portato con successo "Sono romano, ma non è colpa mia", Brignano spiega: "In quel momento andavano molto i comici toscani, i romani e i napoletani non erano più di moda, parlo dei nuovi non i mostri sacri, eravamo un po' bistrattati. Ma io volevo andare anche al Nord dove la Lega dominava: e l'apoteosi fu all'Arena di Verona davanti ad un sindaco leghista a cantare con 10 mila persone Barcarolo Romano".
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