Il momento tanto atteso è arrivato anche quest’anno e a Palermo è tempo di festeggiare il giorno di Santa Lucia, scherzosamente ribattezzato “Arancina...
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Santa Lucia, una tradizione cristiana-gastronomica amatissima
La protettrice della vista, Santa Lucia, in verità, era originaria di Siracusa (di cui è la Patrona) e la martire cristiana del periodo Romano apparteneva a una famiglia benestante. Era promessa sposa a un nobile del luogo, ma dopo la malattia della madre che guarì miracolosamente in seguito alla richiesta di intercessione di Lucia a Sant’Agata, decise di donare tutti i suoi averi e seguire la sua vera vocazione. L’ex fidanzato a questo punto la denunciò e la fece arrestare e, dopo il martirio, venne uccisa. Considerata protettrice degli occhi, forse anche per il significato del suo nome “promessa di luce”, a Palermo è stata in grado di compiere nei secoli successivi un vero miracolo ed è da allora che i palermitani la ringraziano con un “sacrificio” sui generis: evitando di mangiare i tanto amati farinacei per l’intera giornata.
Come Santa Lucia salvò Palermo
Nel 1646, una grave carestia colpì questo luogo e la gente iniziava a morire di fame, fin quando a seguito di diverse preghiere, non arrivò un bastimento carico di grano che riuscì a risolvere la situazione. Chiunque fu in grado di accaparrarsene una discreta quantità, decise di non attendere oltre e di bollirlo per sfamarsi immediatamente e aggiungendo un filo di olio, nacque una primitiva forma di cuccìa.
Una penitenza che diventa opulenza
In realtà, nonostante in pochi decidano di non osservare questo particolare “digiuno”, oggi è tempo di tavole imbandite a festa con altri prodotti come i timballi di riso e i risotti, che vanno ad aggiungersi alle meraviglie di arancine dai diversi gusti e panelle, rallegrando pancia e palato in modo alternativo.
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Il Messaggero