Città della Pieve, l'antico riscopre i colori del contemporaneo: Palazzo della Corgna "illuminato" da Silvia Rea

Città della Pieve, l'antico riscopre i colori del contemporaneo: Palazzo della Corgna "illuminato" da Silvia Rea
Un borgo medievale, incastonato tra l'Umbria e la Toscana, fiero nella sua posizione arroccata da cui si diverte a dominare dall'alto la Val di Chiana. E l'arte...

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Un borgo medievale, incastonato tra l'Umbria e la Toscana, fiero nella sua posizione arroccata da cui si diverte a dominare dall'alto la Val di Chiana. E l'arte contemporanea più raffinata, fatta di un realismo intriso di una "gioia di vivere" insolita, segnato nel suo Dna da colori infuocati e sofisticati. L'antico, insomma, sembra illuminarsi dall'estro del contemporaneo. Un incontro che vale una tappa in un ideale viaggio alla scoperta di piccole grandi meraviglie del patrimonio umbro. L'occasione la offre la mostra “Tracce di Città e di Umanità", personale della pittrice napoletana Silvia Rea che coinvolge l'intero Palazzo della Corgna fino al 23 settembre. Un evento, patrocinato dal Comune, che svela il talento dell’artista creesciuta a maturata nella sua Napoli.


La commedia umana. Protagonista delle sue tele è la caleidoscopica varietà della commedia umana, che da sempre esercita una fortissima attrazione sulla sensibilità dell'artista. Lo testimonia il dipinto "Passeggiando per Toledo" dove la pittrice ritrae anche se stessa,
«individuo fra gli altri e non artista, chiusa nella propria torre d'avorio», ama spiegare. Quella di Silvia Rea è un'indagine ravvicinata sulla vita quotidiana di una città, scorci, scenette, siparietti, un'atmosfera e un mood che l'artista coglie in modo vivido e divertente.

Un gioco di equilibri. «Dietro ad ogni personaggio rappresentato, realmente incontrato a via Toledo, leggo una storia, semplice o più o meno sofferta, ma sempre emblematica dell'attuale condizione umana», dice. Ma le "tracce" si scorgono anche sollevando lo sguardo verso il cielo, verso quei variopinti tessuti di bucato, plastici nei loro drappeggi, che appaiono come sinuose sculture, mutevoli nelle forme scolpite dal vento. L'arte di Silvia Rea vuole essere «un gioco delicato di equilibri instabili, di estemporanei mutamenti delle forme che assumono un significato allegorico riconducibile all'imprevedibilità dell'umana esistenza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero