Alla scoperta di Norchia, la "piccola Petra" del Lazio

Norchia
C’è una città fantasma nel Lazio, precisamente nella Tuscia non lontano da Vetralla, che rievoca, in piccole dimensioni, il fascino di Petra. Benvenuti a...

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C’è una città fantasma nel Lazio, precisamente nella Tuscia non lontano da Vetralla, che rievoca, in piccole dimensioni, il fascino di Petra. Benvenuti a Norchia, necropoli etrusca certamente meno conosciuta di altri siti archeologici simili, ma non meno affascinante e maestosa nel suo genere. Nonostante il sito non sia sufficientemente segnalato, chi è fortemente motivato nel camminare attraverso sentieri naturalistici e archeologici fuori dall’ordinario troverà piacere a trascorrere anche un’intera giornata esplorando Norchia, le sue imponenti tombe (specialmente le Tombe Doriche), e le vallate verdi battute dal vento, intervallate da corsi d’acqua e boschi da fiaba, come quello che circonda la Fonte del Paradiso.

 
La necropoli, che costituisce l’esempio più significativo di architettura funeraria rupestre di Età Ellenistica, è databile fra il IV e il II secolo a.C. e le sue Tombe a Dado fanno davvero pensare ad una piccola Petra nel Lazio. Gli spazi superiori di queste costruzioni erano riservati ai pasti rituali e alle libagioni, mentre nella parte inferiore c’erano le camere funerarie vere e proprie, oggi un tutt’uno con la vegetazione lussureggiante. Da vedere anche le tombe e le nicchie votive scavate nella roccia tufacea che affacciano sul precipizio del vallone, per la loro suggestiva e arcana bellezza. Il nome antico della città era Orcla, e sorgeva sul punto di confluenza dei corsi d’acqua Pile e Acqualta nel fiume Biedano.


Varie epoche convivono nella vallata di Norchia, dove spiccano anche i resti del castello medievale del XIII secolo d.C. e i resti della Pieve di San Pietro, del IX secolo d.C. Ma ciò che colpisce di più il visitatore sono senz’altro i grandi sepolcri rupestri, una forma di esibizione dello status sociale da parte dell’aristocrazia agraria dell'epoca, che li fece erigere per rendere omaggio al proprio rango. Sebbene è con gli Etruschi che Norchia conobbe il suo massimo splendore, non dimentichiamo che i primi insediamenti qui risalgono al Paleolitico superiore e poi all’Età del Bronzo. Come abbia avuto termine il ciclo di vita di Norchia, nel Medioevo, è ancora avvolto nel mistero: forse un’epidemia potrebbe essere stata la causa dell’abbandono definitivo di questa città, avvenuto nella seconda metà del Quattrocento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero