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CITTÀ DEL VATICANO Una Via Crucis dedicata alla guerra e alle polemiche, con un ragazzo ucraino e uno russo messi sullo stesso piano, incaricati dal Papa di scrivere il testo della meditazione della decima stazione. Una mossa che il governo ucraino non ha compreso, esattamente come l’anno scorso quando la croce di legno fu affidata a due donne, una ucraina e l’altra russa.
FORFAIT
Francesco ieri sera con enorme rammarico ha dovuto rinunciare ad essere presente al Colosseo: aveva immaginato e tanto desiderato esserci e gli è costato molto rinunciare. Inutile dire che la disdetta ha fatto subito il giro del mondo sollevando interrogativi sul suo reale stato di salute, poi però è bastato che fosse presente a San Pietro nel pomeriggio, durante la lunga cerimonia della Passione, per fugare ogni incertezza. Tutti gli impegni di Pasqua sono stati confermati. Francesco si deve solo riguardare. In Vaticano si racconta che fino all’ultimo il Papa è stato combattuto se mantenere in piedi l’appuntamento del Venerdì Santo, ma quando a metà mattinata i collaboratori gli hanno fatto presente che le temperature previste in serata erano di dieci gradi non ha potuto che arrendersi e ascoltare i medici. Da giorni chi lo ha in cura e lo segue dopo la degenza al Gemelli martella sullo stesso argomento: «Santità, lei non è ancora pienamente guarito dalla bronchite, si deve riguardare se vuole uscirne al più presto. Prendere freddo non la aiuterà di certo».
DIPLOMAZIA
Quest’anno il tema centrale che Papa Bergoglio ha scelto è stato quello della guerra mondiale a pezzi. Ci sono i conflitti nascosti, i lager della Libia, i migranti che muoiono. Ma fulcro parte proprio da quello che sta accadendo nel cuore dell’Europa. Nei mesi scorsi ha chiesto a un giovane ucraino e un coetaneo russo di scrivere la meditazione di accompagnamento della decima stazione che evoca quando Gesù fu spogliato mentre i soldati si giocavano a dadi i vestiti. La narrazione del ragazzo proveniente da Mariupol: «Alla frontiera i soldati hanno bloccato mio padre e gli hanno detto che doveva rimanere in Ucraina a combattere (...) Qui la situazione continua ad essere difficile, c’è guerra da tutte le parti, la città è distrutta». Di seguito la meditazione del russo che dice di avvertire «quasi un senso di colpa» e di sentirsi «male due volte. Spogliato della felicità e di sogni per il futuro. Sono due anni che vedo piangere la nonna e la mamma. Una lettera ci ha comunicato che mio fratello più grande è morto (...) La stessa cosa è successa anche per papà e nonno, anche loro sono partiti e non sappiamo più nulla». Immediata la reazione dell’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash. «Quel ragazzo russo dimentica di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa».
Stavolta i testi della Via Crucis sono stati tenuti segreti dal Vaticano fino all’ultimo, evidentemente per evitare le polemiche inevitabili. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero