Santo del giorno oggi 22 gennaio: San Vincenzo di Saragozza. Sulla graticola chiese ai carnefici di girarlo dall'altra parte

Santo del giorno oggi 22 gennaio: San Vincenzo di Saragozza. Sulla graticola chiese ai carnefici di girarlo dall'altra parte
Santo del giorno oggi 22 gennaio: San Vincenzo di Saragozza. Con il santo odierno si torna a quei martirii terrificanti che nei secoli si sono via via arricchiti di nuovi e...

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Santo del giorno oggi 22 gennaio: San Vincenzo di Saragozza. Con il santo odierno si torna a quei martirii terrificanti che nei secoli si sono via via arricchiti di nuovi e macabri passaggi per colpire l'immaginazione dei fedeli, in particolare nel Medio Evo. Nato nel III secolo a Saragozza, Vincenzo divenne presto diacono e predicatore in un tempo durissimo per i cristiani, oggetto di persecuzioni e rinchiusi in carceri disumane.

Nel 303 lui e il suo mentore, il vescovo Valerio, vennero imprigionati, ma solo al giovane Vincenzo toccò una fine terribile nonostante entrambi avessero dichiarato di essere "pronti a soffrire qualunque pena per onorare il vero Dio". 

Sopravvissuto alle torture più crudeli

Il governatore Daciano lo prese in parola: gli fece rompere tutte le articolazioni con la ruota, poi lo sottopose alla flagellazione fino a scarnificarne le ossa. E siccome da quel diacono non usciva un lamento, aggiunse il supplizio del fuoco. Torture - si badi bene - che puntavano non a uccidere il cristiano, ma a spingerlo ad abiurare. Il cristiano doveva essere torturato pesantemente ma tenuto in vita. Macché, neppure il nuovo supplizio ebbe effetti, anzi, Vincenzo, mentre si trovava sulla graticola, invitò i carnefici a girarlo dall'altro lato e, nel caso, a cibarsi delle sue carni.

Esausti, i torturatori lo gettarono in cella, ai ceppi e sopra un tappeto di vetri e spine. Uno dei carcerieri, vedendo la serenità di quel giovane, si convertì chiedendo di essere battezzato. E tanti cristiani di Saragozza andarono i carcere a medicargli le piaghe. Quando Vincenzo morì, poco dopo essere stato sistemato su un letto di piume, Daciano ne buttò i resti in un campo perché gli animali se ne cibassero, ma un corvo allontanò i predatori. Esasperato, il governatore, fece affondare in mare il cadavere rinchiuso in un sacco con pesanti pietre. Ma il sacco affiorò permettendo ai fedeli di recuperare la salma e di darle sepoltura in una zona dove poi venne edificata una chiesa. 





 

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Il Messaggero