Preti pedofili, Papa Francesco abolisce il segreto pontificio sugli abusi

Città del Vaticano – È una svolta (vera) che cambierà la vita a tante vittime di abusi sessuali che in questi anni si sono dovute confrontare con un...

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Città del Vaticano – È una svolta (vera) che cambierà la vita a tante vittime di abusi sessuali che in questi anni si sono dovute confrontare con un frustrante e autentico muro di gomma da parte delle istituzioni ecclesiastiche. Tutta colpa del segreto pontificio che finora ha sempre riguardato i documenti interni alla Santa Sede e impedito tanti processi (civili): Papa Francesco lo ha finalmente abolito. Probabilmente ascoltando il grido accorato delle vittime cilene, americane, francesi, italiane, tedesche, australiane, belghe austriache, argentine, messicane.


Pedopornografia, il Papa richiama i giganti del web: ogni giorno scaricate 720mila foto di abusi sessuali su minori

Si tratta di due documenti vaticani diffusi in mattinata che sono destinati a lasciare un segno indelebile e a offrire la possibilità di avere la massima trasparenza nei casi di violenze su minori. Non solo. Il Papa ha deciso di cambiare anche la norma riguardante il delitto di pedopornografia facendo ricadere nella fattispecie dei “delicta graviora” - i delitti più gravi - la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori fino all’età di 18 anni.

Il punto più rilevante del documento è il numero quattro: “Il segreto d'ufficio non osta all'adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché alla esecuzione delle richieste esecutive delle autorità civili”. Il che significa che da parte delle curie di tutto il mondo si dovrà offrire sempre la documentazione interna se richiesta dai magistrati. In Italia, tuttavia, la legislazione civile (che mai finora è stata modificata dal Parlamento) non prevede l'obbligo da parte di preti e vescovi di segnalare alla autorità giudiziaria o alla polizia notizie di abusi e violenze. Adesso toccherà ai vari Parlamenti rimuovere tutti gli ostacoli e i privilegi e le coperture che finora hanno riguardato le autorità ecclesiastiche italiane. 

Un altro passaggio enorme recita che a chi effettua «la segnalazione, alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo i fatti in causa». 

Il rescritto porta la firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ma ha la mano ferma di Papa Francesco. 

La nuova istruzione specifica che le «informazioni sono trattate in modo da garantirne la sicurezza, l’integrità e la riservatezza» stabiliti dal Codice di Diritto canonico per tutelare «la buona fama, l’immagine e la sfera privata» delle persone coinvolte. Ma questo “segreto d’ufficio”, si legge ancora nell’istruzione, «non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali», compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, «nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili». Inoltre, a chi effettua la segnalazione, a chi è vittima e ai testimoni «non può essere imposto alcun vincolo di silenzio» sui fatti.

Con un secondo rescritto, a firma dello stesso Parolin e del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria Ferrer, sono state rese note anche le modifiche di tre articoli del motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela” (del 2001, già modificato nel 2010). Si stabilisce infatti che ricada tra i delitti più gravi riservati al giudizio della Congregazione per la dottrina della fede «l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di diciotto anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento». Fino ad oggi quel limite era fissato a 14 anni.

Infine, in un altro articolo, si permette che nei casi riguardanti i delitti più gravi possano svolgere il ruolo di «avvocato e procuratore» anche fedeli laici provvisti di dottorato in Diritto canonico e non più soltanto sacerdoti. 

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Il Messaggero