Il Papa bacchetta i nunzi apostolici: «Basta con malignità e abiti firmati»

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CITTÀ DEL VATICANO Mai prima d'ora i nunzi - gli ambasciatori del Papa - avevano ricevuto così tante legnate tutte in una volta. Certo, in passato c'erano...

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CITTÀ DEL VATICANO Mai prima d'ora i nunzi - gli ambasciatori del Papa - avevano ricevuto così tante legnate tutte in una volta. Certo, in passato c'erano stati rimbrotti, persino da Paolo VI in una celebre allocuzione, ma finora ai rappresentanti pontifici non erano state riservate simili lamentele, alcune pesantissime. Papa Francesco non è andato troppo per il sottile, forse aveva accumulato diversi rospi dall'ultima riunione. Se i nunzi vanno fuori binario - ha detto - il rischio è «la tentazione di diventare servi malvagi», esattamente come cita Matteo 24. E poi «è brutto vedere un nunzio che cerca il lusso, gli indumenti e gli oggetti firmati in mezzo a gente priva del necessario». Nel palazzo apostolico gli ambasciatori in talare non hanno avuto modo di conoscere immediatamente il contenuto della rampogna. La hanno appresa più tardi, a incontro finito, perché il Papa li ha avvertiti che il testo scritto lo dava per pronunciato, che si trattava di un «discorso un po' naif», e che preferiva trascorrere con loro una mezz'ora rispondendo a qualche domanda. Un colloquio che, a detta dei presenti è stato vario e positivo. Poi però all'uscita la doccia gelata di un testo che va a delegittimare l'intera categoria.


CAMALEONTI

Il Papa offre una serie di consigli. Come quello di «non trattare male i collaboratori e le suore come un cattivo padrone» senza affliggere «dispiaceri che loro stessi hanno ricevuto da altri nunzi quando erano collaboratori». Poi si lamenta di troppa «ipocrisia», di «camaleontismo», di quelli che non sono predisposti ai contatti umani, di quelli che flirtano «con blog e sparlano sul pontefice e il pontificato in corso». O di unirsi a gruppi ostili alla Chiesa di Roma. Chissà a chi pensava. Certo i rappresentanti della diplomazia pontificia che gli anno dato filo da torcere ultimamente non sono pochi. A cominciare dall'ex nunzio Viganò (che ha chiesto le dimissioni di Francesco), poi il nunzio a Parigi Ventura (presente all'incontro nonostante sia sotto inchiesta per avere molestato diversi camerieri anche se lui ha sostenuto che si tratta di un complotto contro la Chiesa). Infine il caso Ricca (perdonato e mandato allo Ior), il caso Capella (agli arresti in Vaticano per pedopornografia). In passato ci sono stati nunzi che hanno persino flirtato con i dittatori, come Laghi (ora defunto) che andava a giocare a tennis con Videla, il macellaio dell'Argentina o Sodano che aveva un buon rapporto con Pinochet. Tuttavia un discorso tanto pesante non sembra giustificabile per l'intera categoria che di certo non veste Louis Vuitton e non ha le scarpe di Prada (quelle le aveva però il cardinale Bertone durante un viaggio in Benin, come ebbero a vedere i giornalisti al seguito) e, soprattutto, normalmente non fa festini. Qualcuno pensa che dietro un testo che si conclude con le litanie sull'umiltà prese da un sito anti-Francesco ci sia la mano del capo dell'ufficio delle nunziature, un polacco chiacchierato: pare che ultimamente si sia fatto prendere un po' la mano dalle esibizioni di potere. Ma forse sono le solite esagerazioni curiali. Di sicuro resta un boomerang per la diplomazia del Papa che da ieri è ancora più debole.
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Il Messaggero