CAMALEONTI
Il Papa offre una serie di consigli. Come quello di «non trattare male i collaboratori e le suore come un cattivo padrone» senza affliggere «dispiaceri che loro stessi hanno ricevuto da altri nunzi quando erano collaboratori». Poi si lamenta di troppa «ipocrisia», di «camaleontismo», di quelli che non sono predisposti ai contatti umani, di quelli che flirtano «con blog e sparlano sul pontefice e il pontificato in corso». O di unirsi a gruppi ostili alla Chiesa di Roma. Chissà a chi pensava. Certo i rappresentanti della diplomazia pontificia che gli anno dato filo da torcere ultimamente non sono pochi. A cominciare dall'ex nunzio Viganò (che ha chiesto le dimissioni di Francesco), poi il nunzio a Parigi Ventura (presente all'incontro nonostante sia sotto inchiesta per avere molestato diversi camerieri anche se lui ha sostenuto che si tratta di un complotto contro la Chiesa). Infine il caso Ricca (perdonato e mandato allo Ior), il caso Capella (agli arresti in Vaticano per pedopornografia). In passato ci sono stati nunzi che hanno persino flirtato con i dittatori, come Laghi (ora defunto) che andava a giocare a tennis con Videla, il macellaio dell'Argentina o Sodano che aveva un buon rapporto con Pinochet. Tuttavia un discorso tanto pesante non sembra giustificabile per l'intera categoria che di certo non veste Louis Vuitton e non ha le scarpe di Prada (quelle le aveva però il cardinale Bertone durante un viaggio in Benin, come ebbero a vedere i giornalisti al seguito) e, soprattutto, normalmente non fa festini. Qualcuno pensa che dietro un testo che si conclude con le litanie sull'umiltà prese da un sito anti-Francesco ci sia la mano del capo dell'ufficio delle nunziature, un polacco chiacchierato: pare che ultimamente si sia fatto prendere un po' la mano dalle esibizioni di potere. Ma forse sono le solite esagerazioni curiali. Di sicuro resta un boomerang per la diplomazia del Papa che da ieri è ancora più debole.
© RIPRODUZIONE RISERVATA