La Cei chiede al governo di ripensare al decreto sicurezza

La Cei chiede al governo di ripensare al decreto sicurezza
Città del Vaticano – Fatti e non parole. I vescovi «interpellano i responsabili della cosa pubblica, perché non si accontentino di mettere in fila...

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Città del Vaticano – Fatti e non parole. I vescovi «interpellano i responsabili della cosa pubblica, perché non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti». Il Consiglio Permanente della Cei dopo tre giorni di dibattito ha sintetizzato i lavori con un comunicato in cui si evidenziano alcune criticità del Paese, soprattutto sul fronte dell'occupazione. La Cei, si legge nella nota, guarda alla «sofferenza acuta di tanti giovani privi di lavoro o alle prese con occupazioni occasionali, prive di alcuna sicurezza. Il lavoro che manca - come il lavoro indegno - rimane una piaga che angoscia, spoglia il Paese del suo futuro, peggiora le condizioni delle famiglie e aumenta le disuguaglianze sociali».


I vescovi sono tornati anche ad affrontare la questione migratoria. «Mi preoccupa l'abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e anche la riduzione di questi permessi perchè in questo modo si rischia di esporre tante persone a un futuro incerto come pure l'espulsione legata anche al primo grado di condanna che non sarebbe proprio in pieno con la Costituzione» ha detto il presidente il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha espresso perplessità sulla forma decreto rispetto al carattere di emergenza ed ha auspicato ripensamenti nei successivi passaggi dell'approvazione

La Cei, nella nota ufficiale, si è invece limitata a sottolineare la generosità delle diocesi ad accogliere i profughi della nave Diciotti (che poi sono fuggiti dalle strutture cattoliche per emigrare probabilmente nel Nord Europa).


«La vicenda della Nave Diciotti - si legge nel comunicato - rafforza la convinzione di come la solidarietà - fatta di accoglienza e integrazione - rimanga la via principale per affrontare la complessità del fenomeno»,. Rispetto al pericolo che inquietudini e paure alimentino un clima di diffidenza, esasperazione e rifiuto - aggiungono i vescovi -, il Consiglio Permanente ha rilanciato l'impegno della Chiesa anche nel contribuire a un'Europa maggiormente consapevole delle sue radici e con questo più giusta e fraterna, capace di custodire la vita, a partire da quella più esposta». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero