Kenia, prete italiano costruisce una chiesa per ricordare i 148 martiri di Garissa

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Città del Vaticano - Il college cristiano ancora crivellato dai colpi di mitra, a Garissa, in Kenia, dove furono uccisi come pecore al macello 148 studenti,...

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Città del Vaticano - Il college cristiano ancora crivellato dai colpi di mitra, a Garissa, in Kenia, dove furono uccisi come pecore al macello 148 studenti, il 2 aprile di tre anni fa dagli Shabab somali, dista solo una decina di chilometri. L'eco di quello che è accadutonel 2015 è ancora ben presente tra la gente. I 148 ragazzi e ragazze sono stati giustiziati solo perchè non conoscevano il Corano, perché erano cristiani e volevano studiare. La loro memoria ora è racchiusa anche in una piccola chiesetta di legno che sorge in una specie di landa desolata ai confini della regione di Garissa. Un edificio che è stato benedetta in questi giorni.





E' fatto di materiale povero, legno e prefabbricati, ed è stato realizzato grazie alla Fondazione Santina Zucchinelli (www.fondazionesantina.org), intitolata alla mamma di un attivissimo sacerdote bergamasco, don Luigi Ginami, che dopo avere visitato la regione, subito dopo il massacro, non ci pensò sopra un attimo. Bisognava dare un segnare di speranza ai cristiani che ci abitano. Pensò così a una piccola chiesa. Il pezzo di terra c'era già, non lontano dal campus, e pure un missionario guatemalteco che vive in Kenia da anni, padre Ernesto. In questi giorni è arrivato sul sito della Fondazione Santina il filmato realizzato in questi giorni sulla benedizione della chiesa. A ricordo di quei martiri su una delle pareti spicca una specie di murales con la data dell'eccidio. «Restoring hope in Garissa. Abbiamo deciso di chiamarla così questa nostra missione. Abbiamo voluto portare attenzione e speranza a quei cristiani che rischiano ogni giorno la vita a causa della loro fede». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero