Città del Vaticano - I pellegrinaggi nei santuari mariani dei mafiosi, i riti di appartenenza alla criminalità mutuati dalla religiosità popolare, gli inchini...
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«La religiosita' popolare e' un grandissimo tesoro di cui la Chiesa non puo' fare a meno perche' sostiene la fede, pero' ha bisogno di essere purificata di alcuni elementi che non le sono propri, tanto piu' se sono elementi malavitosi e criminali, ma anche di tante forme magari di superstizione» ha detto dal Santuario di Torre di Ruggiero (Catanzaro), dove ha celebrato la solenne messa per la festa della Madonna delle Grazie. «C'e' tutto un lavoro da fare a cui i pastori si dedicano con grande attenzione, pero' preservando il valore, perche' bisogna stare attenti a non buttare il bambino con l'acqua sporca».
Padre Cecchin ha istituito un comitato di varie personalità (antropologi, sociologi, magistrati, teologi) per analizzare e monitorare meglio il fenomeno.
«La devozione mariana è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza – scrive Francesco –, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà».
Il riferimento, neppure troppo velato, è all’uso che le varie mafie fanno degli eventi religiosi - processioni e feste patronali in particolare - per mostrare la propria presenza sul territorio e anche per creare consenso facendo proprio leva attraverso la fede popolare.
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Il Messaggero