Pio XII chiese a Hudal di intercedere col generale Stahel per il rastrellamento del Ghetto di Roma, il vescovo 'nazista' nascose ebrei

La pagina d'archivio del 1942 dove sono stati annotati gli 'ospiti' nascosti nel collegio di Santa Maria dell'Anima
Città del Vaticano – Sul registro degli ospiti del 1942, monsignor Alois Hudal – il controverso arcivescovo austriaco finora conosciuto per essere stato un...

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Città del Vaticano – Sul registro degli ospiti del 1942, monsignor Alois Hudal – il controverso arcivescovo austriaco finora conosciuto per essere stato un punto di riferimento di molti gerarchi nazisti in fuga verso l'America Latina nel dopoguerra – annotava meticolosamente che quell'anno erano stati nascosti nel collegio di Santa Maria dell'Anima, a Roma: «ebrei, antifascisti, antinazisti, un soldato italiano e due ufficiali inglesi scappati dal carcere». Si tratta di un particolare inedito e sorprendente, affiorato in questi mesi di lavoro sui documenti d'archivio del prelato nazista – così veniva chiamato Hudal – e messi a disposizione dal Vaticano al'Holocaust Memorial Museum di Washington, promotore di un accordo con il Pontificio Istituto di Santa Maria dell'Anima al fine di digitalizzare la montagna di carte conservata finora in scatole polverose. E' praticamente un capitolo di storia da riscrivere, da rivedere, sicuramente da completare che mostra un aspetto finora ignoto sul ruolo che ebbe questo collegio vaticano. A distanza di settant'anni si scopre così che se da un lato nel dopoguerra garantì supporti logistici a tanti ufficiali del Terzo Reich che fuggivano in Brasile o in Uruguay, dall'altro lato, in piena guerra, il collegio non esitò ad aprire le porte e dare riparo a tanti ebrei e partigiani che vennero protetti e nascosti nei locali sotto la chiesa di via dell'Anima.

«La cosa paradossale che abbiamo scoperto leggendo queste carte è che mentre i soldati e gli ufficiali tedeschi, durante il periodo dell'occupazione, partecipavano alle messe nella chiesa di Santa Maria dell'Anima, sotto quel pavimento di marmo c'erano tante persone che potevano benissimo sentire al piano di sopra la celebrazione in lingua tedesca le voci dei loro aguzzini» ha spiegato al Messaggero l'attuale rettore del collegio di Santa Maria dell'Anima, monsignor Michael Max

 

 

Anatol Steck direttore del progetto del Museo dell'Olocausto negli Stati Uniti ha spiegato che il progetto di digitalizzare le carte di Hudal nasce con l'obiettivo di rendere fruibile a tutti gli storici questi documenti. «Finora abbiamo creato dai due ai quattro milioni di documenti, digitalizzati ogni anno, in collaborazione con i nostri partner, in 58 paesi. I documenti di Roma tra qualche mese verranno messi a disposizione a tutti i ricercatori».

 

Hudal nacque a Graz, in Austria, nel 1885 e morì a Roma nel 1963. Nel 1937 fu nominato dal Vaticano a capo del Collegio dell'Anima, secolare istituzione di riferimento del mondo tedesco. Hudal non aveva mai nascosto ai pontefici, prima a Pio XI e poi a Pio XII le sue simpatie naziste. Egli affermava che sarebbe stato utile costruire ponti, e si era anche offerto come tramite con il regime nazista. 

«Entrambi i pontefici, sia Pio XI che Pio XII non erano affatto d'accordo con la sua linea. Hudal in Vaticano era considerato una persona da tenere a distanza. Tuttavia nell'ottobre 1943, alla vigilia della razzia del Ghetto ebraico, Papa Pacelli non esitò a contattarlo chiedendogli personalmente di attivarsi per impedire la tragedia della deportazione» ha raccontato ancora monsignor Max, facendo riferimento ad una importante lettera rinvenuta nell'archivio. Hudal non esitò infatti a prendere carta e penna per scrivere al generale tedesco Reiner Stahel e chiedergli di salvare il Ghetto. «Anche questo documento sarà digitalizzato. Purtroppo oggi sappiamo che il tentativo di Hudal non andò a buon fine». Fino ad oggi si conoscevano solo estratti incompleti di questa lettera. Ora per la prima volta viene pubblicato e analizzato il testo completo. Questo permette di sviluppare altri captoli di ricerca sulla persecuzione degli ebrei a Roma.

 

Alla fine della guerra il vescovo tedesco si mise a disposizione di una fitta rete internazionale nata per proteggere i nazisti in fuga, la rat-line, la linea dei topi. Hudal ha giustificato le sue azioni come un atto caritatevole per i perseguitati politici. Era "un uomo del suo tempo" ha affermato Steck. 

«La sua era una personalità molto complessa, in una storia e una materia molto complessa, e penso che per questo sia ancora più importante lasciare che i documenti stessi parlino da soli e in connessione con tutta l'altra documentazione che il museo ha già acquisito e che è accessibile nei nostri archivi».

 

Al Museo dell'Olocausto degli Stati Uniti sono già stati digitalizzati 120 milioni di documenti dell'epoca dell'Olocausto. L'archivio Hudal comprende 98 scatole di corrispondenza privata e professionale del vescovo. 

Monsignor Max indica una serie di cartoline firmate da una signora inglese. Ogni Natale, fino a quando poi è morto, ne mandava una a Hudal per ringraziarlo. Si tratta della figlia di uno dei due ufficiali inglesi che furono nascosti durante la guerra. «Hudal è una figura che va studiata. Certamente nel dopoguerra ha operato per fare ottenere dei salvacondotti o dei documenti validi all'espatrio di diversi gerarchi. IN questo si avvaleva degli appoggi con la Croce Rossa». 

Tra coloro che fece fuggire c'era Franz Stangl, comandante dei campi di sterminio di Sobibor e Treblinka che ebbe modo di sottrarsi al processo di Norimberga con i documenti falsi. Secondo il Centro Simon Wiesenthal la rete alla quale prese parte Hudal era a dir poco formidabile. I canali di cui disponeva il vescovo – conventi, parrocchie, associazioni umanitarie - erano sicuri e ai fuggiaschi garantivano denari, soluzioni logistiche, nuove identità. Hudal si procurava documenti di identità nuovi utilizzando a sua volta i canali della Croce Rossa e del Vaticano. Il caso di Stangl è emblematico: dopo essere stato catturato dagli americani venne consegnato nel 1947 al governo austriaco per essere processato ma prima della fine del processo riuscì a scappare in Italia dove arrivò a Roma grazie agli aiuti della Rat-line.

 

 

Da lì, grazie al lavoro di Hudal, ebbe nuovi documenti e un visto per la Siria dove trovò lavoro a Damasco. L'anno successivo lo raggiunse la famiglia e due anni dopo si trasferirono tutti in Brasile. Venne scoperto solo nel 1967 – praticamente vent'anni dopo - grazie alle ricerche di Simon Wiesenthal. Stangl alla giornalista Gitta Sereny confessò: «Venni a sapere che in Vaticano c’era un certo vescovo Hulda (sic), che aiutava gli ufficiali SS cattolici, e perciò andammo a Roma».

Casi analoghi sono decine e di fatto si è sempre saputo che la grande fuga dei nazisti verso il Sudamerica portava indirettamente persino in Vaticano. Era un intreccio oscuro che faceva leva sul supporto di singole persone certamente influenti e capaci di attivare conventi e organismi assistenziali compiacenti. E' ancora difficile stabilire se i responsabili dei conventi erano effettivamente a conoscenza di accogliere criminali invece che vittime della temuta avanzata comunista nell'Est Europa. Gli storici si sono anche interrogati fino a che punto Pio XII avesse cognizione di questa attività parallela che andava a inficiare il percorso della giustizia internazionale. Di certo si sa che Pacelli era in totale disaccordo con Hudal, che veniva chiamato il ' vescovo bruno' proprio per il suo atteggiamento dichiaratamente filo-hitleriano tanto che i servizi segreti del Reich lo consideravano una ' fonte primaria' di informazioni sul Vaticano.

Alla fine della guerra diede rifugio all'assassino del cancelliere austriaco Dollfuss e forse non è un caso se anche Erich Priebke, riuscì a riparare in Argentina, grazie ai documenti che ebbe a Roma. Il boia delle Ardeatine ammise solo di essere stato aiutato da un alto prelato del Vaticano e con ogni probabilità si riferiva a Hudal. Che cosa facesse di preciso l'ex rettore del Collegio del'Anima non è stato ancora decifrato ma grazie alla digitalizzazione dell'archivio sarà più semplice aggiungere tessere al mosaico per capire su chi a sua volta poteva contare per muovere pedine, raccomandare, sollecitare coperture, contattare ambasciate e funzionari compiacenti.


 

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Il Messaggero