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Città del Vaticano – Come sarà l'Europa dopo la guerra in Ucraina? La domanda non è retorica perchè l'impatto di oltre due milioni di profughi, il rallentamento conseguente delle economie, le scelte da fare in campo energetico e in campo strategico metterà di fronte tutti gli stati membri a scelte importantissime. Il fatto è che la guerra in Ucraina con tutte le sue conseguenze collaterali impone un ripensamento dello stesso concetto di Europa.
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In queste ore in Vaticano si riflette sul senso dell'orizzonte comune e si analizzano le spinte che a livello sociale e politico potrebbero uscire da questo snodo storico. Il Papa, nel messaggio che ha inviato a monsignor Gintaras Grusas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) in occasione della terza edizione delle Giornate Sociali Cattoliche Europee, organizzate dallo stesso Ccee insieme alla Commissione delle conferenze episcopali della comunità europea (Comece) e alla conferenza episcopale slovacca a Bratislava dal 17 al 20 marzo, non si nasconde che la guerra in Ucraina «possa suscitare una reazione di segno opposto, un impegno a rifondare un'architettura di pace a livello globale, dove la casa europea, nata per garantire la pace dopo le guerre mondiali, abbia un ruolo primario». Il che significa che tutti i paesi membri restino uniti nel fare un passo ulteriore verso la Casa Comune, abbandonando visioni di parte e nazionaliste.
«Oggi più che mai - ha affermato Francesco - urge rivedere lo stile e l'efficacia dell'ars politica.
Infine Papa Francesco si affida agli scritti di De Gasperi, ripetendo che i cristiani non possono starsene con le mani in mano, ma sono «chiamati ad attuare con coraggio quanto disse uno dei grandi padri fondatori della Comunità europea, Alcide De Gasperi, parlando del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra patria Europa», nel Discorso alla Conferenza parlamentare europea, tenuto il 21 aprile 1954. Sì, l’Europa e le Nazioni che la compongono non si oppongono tra loro e costruire il futuro non significa uniformarsi, ma unirsi ancora di più nel rispetto delle diversità».
Come sarà l'Europa del futuro dopo la guerra in Ucraina? L'immagine che affiora dalla riflessione di Papa Francesco è quella di San Martino di Tours che taglia in due il suo mantello per donarlo a un povero. «Essa ricorda che l’amore è prossimità concreta, condivisione, cura per l’altro. Chi ama supera la paura e la diffidenza nei confronti di quanti si affacciano alle nostre frontiere in cerca di una vita migliore: se accogliere, proteggere, accompagnare e integrare tanti fratelli e sorelle che scappano da conflitti, carestie e povertà è doveroso e umano, ancor più è cristiano. Si trasformino i muri ancora presenti in Europa in porte di accesso al suo patrimonio di storia, di fede, di arte e cultura; si promuovano il dialogo e l’amicizia sociale, perché cresca una convivenza umana fondata sulla fraternità».
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