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Le riforme vanno fatte assieme. La Cei del resto lo aveva promesso al governo Meloni: che se mai avesse avvertito problemi o nutrito perplessità li avrebbe puntualente evidenziati con lealtà e spirito collaborativo. Da Assisi, dove è in corso l'assemblea dei vescovi, il cardinale Matteo Zuppi si è fatto portavoce di alcuni temi dolenti. Il primo riguarda la povertà in aumento, con la perdita della capacità delle famiglie di non arrancare davanti al caro vita e all'inflazione. Il secondo punto, non meno importante, fa riferimento al progetto annunciato dalla premier di procedere con le riforme costituzionali senza un adeguato spirito “costituzionale”. Così come è sembra proprio non piacere. Infine, la questione della gestione dei migranti in Albania. Ecco in sintesi cosa ha detto Zuppi.
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RIFORME
«L’Italia, in un momento così delicato economicamente e socialmente, sta discutendo su un tema impegnativo, la riforma costituzionale. Ho già detto – in un precedente intervento – che per un’efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia, è indispensabile creare un clima costituente, capace di coinvolgere quanto più possibile le varie componenti non solo politiche, com’è ovvio e come fu all’origine della Costituzione, ma anche culturali e sociali. Siamo ancora lontani da questo e non posso che ripetere l’invito, perché la Costituzione sia di tutti e sia sentita da tutti. Costituzione significa anche questo: statuire insieme, perché non si vive di solo presente e per costruire il futuro anche il passato, la nostra storia democratica, può offrire una lezione di sapienza».
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LEGGE ELETTORALE
«Ormai un anno fa valutando con preoccupazione il progressivo astensionismo, invitava a recuperare la partecipazione dei cittadini iniziando dalla riforma della legge elettorale, che tanti esponenti politici di ogni parte, giuristi e autorevoli personalità hanno giudicato da cambiare. Per questo parlavo di un clima costituente che sia coinvolgente: bisogna riaffezionare gli italiani alla Repubblica, alla casa comune. Se i legami sociali si allentano, è invece necessario rafforzarli, sentendosi parte di un destino comune».
POVERTA'
«A questo punto vorrei chiedermi: come sta la nostra gente? Come sta la nostra Italia? Gli ultimi dati Istat ci dicono che nel nostro Paese nel 2022 i poveri assoluti sono il 9,7% del totale della popolazione, cioè quasi 5 milioni 700mila persone.
INDI
«Pensare alla vita significa pensare soprattutto ai più indifesi. A questo proposito, esprimiamo vicinanza alla famiglia della piccola Indi, facendoci prossimi al dolore dei genitori. Ci uniamo alla preghiera di Papa Francesco per la piccola e per tutti i bambini che vivono situazioni di sofferenza».
ALLOGGI
«Particolarmente urgente è diventata la “questione casa”: il costo di mutui e affitti rischiano di strozzare molte famiglie che hanno lavori precari e sottopagati. Sentiamo la necessità di una “politica” della casa che interpella tutti. Nelle città turistiche si preferisce guadagnare trasformando gli appartamenti in B&B piuttosto che affittare a prezzi calmierati alle famiglie o a studenti fuori sede. La somma di egoismi fa perdere di vista il rapporto tra la proprietà e il bene comune, tra i beni privati e la destinazione universale dei beni».
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NATALITA'
«Guardando al futuro del nostro Paese, alla crisi della natalità che da anni suscita grande preoccupazione ma non altrettante risposte, penso alla presenza di persone di origine non italiana, giunte qui emigrando: i loro figli, cresciuti con i nostri, parlano la nostra lingua e si pensano tra noi.Nessun governo finora ha posto mano seriamente a dare la cittadinanza a chi cresce in Italia, per offrire l’orgoglio di sentirsi pienamente parte di una comunità della quale vivere diritti e doveri».
MIGRANTI
«Non abbiamo ancora tutti gli elementi per comprendere come sarà realizzata la creazione dei centri in Albania per i richiedenti asilo. Auspichiamo che i diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati. Riaffermiamo che sui migranti serve un’azione dell’Europa corale, comune e condivisa dove l’esternalizzazione non può essere la soluzione. Riaffermiamo come sul tema dell’emigrazione è necessaria un’Europa consapevole, responsabile e davvero unita e solidale, che non lasci l’Italia da sola. Le due bandiere, italiana ed europea, esposte sui nostri edifici, suggeriscono ai concittadini che l’Unione non è un accessorio, ma un modo di pensare l’Italia, pienamente sé stessa ed europea. Questa realtà, non semplice da gestire politicamente, è presente al Governo e al Parlamento, ma deve crescere nella coscienza dei cittadini e degli attori della politica. È una necessità che scaturisce dal confronto con il mondo globale, con i giganti protagonisti della sua scena: preserva la nostra cultura, le nostre radici cristiane e umanistiche, un modo di vivere e di sentire, pluralistico, ma anche interconnesso, che pone la persona al centro e che ha sviluppato diritti e libertà, doveri e solidarietà, in modo inedito nella storia. All’Europa, grandi cristiani hanno lavorato dalla fine della guerra e per superare il conflitto».
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Il Messaggero