Un medico del Santa Maria: «Permetteteci di lavorare in sicurezza»

L'appello è misurato, la voce è quella di un professionista che ha a cuore il suo lavoro ma anche la sua famiglia. ...

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L'appello è misurato, la voce è quella di un professionista che ha a cuore il suo lavoro ma anche la sua famiglia.

Andrea Boccolini, 33 anni, chirurgo al Santa Maria di Terni, racconta la sua passione e dedizione per il lavoro ma anche la sua responsabilità nei confronti della sua famiglia, degli altri colleghi e dei pazienti stessi.
Si è messo volontariamente in isolamento, lontano dagli affetti, dalle figlie, dal bimbo che ha solo 30 giorni: «Ho portato mia moglie e i miei figli dai nonni e sto da solo. Sto bene, sono sano, non ho sintomi ma non ho alcuna sicurezza di non essere positivo».




Il dottor Boccolini spiega la sua posizione: «So che rischio un procedimento disciplinare a espormi ma non sono solo: molti mie colleghi la pensano come me. Le mie parole non sono contro qualcuno: tutti stanno facendo del loro meglio, le difficoltà sono tante. Ma le nostre condizioni lavorative necessitano di urgenti modifiche dopo i fatti di questi giorni. Noi sanitari non ci sentiamo più al sicuro e tutelati in Ospedale. Mancano del tutto i dispositivi di protezione individuale: camici, mascherine filtranti, guanti, occhiali. Anche noi che lavoriamo nei reparti dove non c'è il Covid siamo a rischio perchè nessun paziente può dirsi negativo con totale sicurezza. Quindi per poter lavorare in sicurezza, è necessario che anche noi lavoriamo con la massime tutele».
Un appello garbato ma preciso e deciso: «Sono in autoisolamento, dicevamo, andrò a lavoro rispettando i miei turni ed essendo pronto ad accorrere laddove (speriamo di no) ce ne fosse bisogno in maniera urgente. Non farò un passo indietro ma chiedo fortemente che vengano attivati e messi a nostra disposizione, da subito i presidi che tutelino la nostra salute (considerando ogni paziente come un possibile contagiato Covid-19)». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero