Un documentario racconta Norcia intrappolata "Nel primo cerchio"

Un documentario racconta Norcia intrappolata "Nel primo cerchio"
PERUGIA - Questa sera al cinema PostModernissimo si tornerà a parlare delle conseguenze a medio termine del terremoto che nel 2016 ha colpito il Centro Italia, grazie al...

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PERUGIA - Questa sera al cinema PostModernissimo si tornerà a parlare delle conseguenze a medio termine del terremoto che nel 2016 ha colpito il Centro Italia, grazie al cortometraggio del regista perugino Mattia Mariuccini Nel primo cerchio (inizio alle 21.30, ingresso gratuito). Un’opera prima già presentata all’ultima edizione del Laceno d'oro, importante festival dedicato al cinema del reale che si svolge in irpinia, capace di raccontare in modo profondo il “sentirsi sospesi” degli abitanti di quelle zone: «La linea guida è stata quella di rendere a livello visivo la sensazione di sospensione del tempo che le popolazioni vivono - spiega il regista - nel limbo che separa la catastrofe naturale dalla ricostruzione materiale ed immateriale. “Nel primo cerchio che l’abisso cigne” è la descrizione che Dante dà del limbo, nel IV canto dell’Inferno. Un castello in cui l’unica pena è il sospiro: la speranza eterna di un riscatto. Sul piano del racconto orale, in pieno contrasto con la fissità delle immagini, un flusso di coscienza libero ed assoluto. A scandire questo non tempo vi è il viaggio muto di una trentenne nei luoghi che sono l’anima del territorio; un paesaggio mitologico e leggendario, fatto di paure ancestrali, spettri infernali e bellezze nefaste che si intrecciano con le angosce vive e presenti dei “terremotati”. Il “popolo” di tanto in tanto si manifesta nelle sue epifanie buffe, mentre noi lo osserviamo immobili da lontano».


A due anni dalla scossa più violenta della sequenza sismica registrata tra agosto e ottobre 2016, i cittadini di Norcia e delle frazioni vicine cercano di ricostruire una normalità abitativa e lavorativa. Sono e si sentono sospesi, tra una ricostruzione lenta e la burocrazia totalizzante, nell’incertezza del presente e di un futuro che non esiste per se stessi e per i propri figli, ma con la consapevolezza e la determinazione di non abbandonare il territorio in cui hanno sempre vissuto, che li ha accolti e che continuano ad amare. Intorno a loro i Monti Sibillini, con le antiche leggende e i miti, tra fate, Sibille, strade, il Lago di Pilato e il Monte Vettore, che solo un pastore ancora ricorda e racconta. Un lavoro scritto da Mariuccini insieme a un’altra perugina, Giulia D'Amato, che appare tra i produttori insieme a Gianluca Arcopinto e Palabras srl. Entrambi incontreranno il pubblico per un dibattito, al termine della proiezione del documentario.


Nel film, della durata di 20 minuti, diventa centrale l’elemento antropico, che si esprime nella narrazione dei miti e delle leggende che da sempre caratterizzano questi luoghi. La lotta contro l’abbandono si lega così alla paura, alle fate ma anche alle streghe, all’ambiguità del bello tra l’inferno e il paradiso, quindi linea guida per una ricostruzione immateriale del paesaggio visto come interazione culturale e fisica tra uomo e territorio. Tutto ciò è fortemente in contrasto con le scene, quelle del turismo “selvaggio” e della ricostruzione non controllata, quelle che descrivono lo sfruttamento del territorio. Nel primo cerchio è la prima opera da regista di Mattia Mariuccini. Questa sera prima della proiezione djset sulle scale del cinema a cura di Fab Mayday. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero