"Cappotta l'Umbria" slogan che torna di moda

"Cappotta l'Umbria" slogan che torna di moda
Con l'ingresso di Enrico Melasecche in Giunta fanno otto. Un pacchetto di mischia bello numeroso che rappresenterà in Regione l'Umbria del Sud. Sette consiglieri...

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Con l'ingresso di Enrico Melasecche in Giunta fanno otto. Un pacchetto di mischia bello numeroso che rappresenterà in Regione l'Umbria del Sud. Sette consiglieri regionali, di cui una anche assessore, Paola Agabiti Urbani, più l'ingresso nella Giunta Tesei di Melasecche da esterno, che lascerà l'incarico a Palazzo Spada, le sue deleghe dovrebbero passare alla collega Benedetta Salvati. Un pacchetto di mischia che copre tutti i partiti, ad eccezione di Forza Italia, che ha perso la rappresentanza ternana, come pronosticato da Francesco Maria Ferranti, perché non ha saputo, o non ha voluto ("colpa di Nevi", ripete Ferranti da settimane), fare blocco sul nome del presidente del Consiglio comunale di Terni. In campo ci sono, Daniele Carissimi, Daniele Nicchi e Valeria Alessandrini per la Lega, Eleonora Pace per FdI e Paola Agabiti Urbani per la Lista Tesei, forte anche nello Spoletino. Fin qui la maggioranza. Poi si passa all'opposizione. Fabio Paparelli per il Pd e Thomas De Luca per il M5S.


"Cappotta l'Umbria", recitava un vecchio slogan da campagna elettorale coniato da Melasecche nel 2005, per cavalcare il tema del riequilibrio regionale. Con il blocco ternano, ora, "cappottare" l'Umbria è davvero possibile. Evitando ovviamente di trasformare la politica nel sindacalismo teritoritoriale, l'occasione di mettere un freno al regionalismo monolitico è davvero a portata di mano. Per la Giunta del cambiamento a trazione leghista, vorrebbe dire ridare voce ai "territori", termine che nella narrazione del leader Salvini trova sempre ampio spazio, visto che riconduce alle origini politiche del Carroccio. Per il Pd, l'occasione di fare qualche mea culpa, dopo aver trasformato l'Umbria in una città regione, Perugia, salvo poi vedersela sfilare dal centrodestra per ben due volte. Anche il M5s non può che ripartire dal quartier generale di Terni, se vuole rimettere insieme i cocci dopo la debacle elettorale del 27 ottobre scorso.


Sette voti in consiglio e due assessori con deleghe frizzanti: lavori pubblici, infrastrutture, trasporti per Melasecche; turismo, cultura e sport per Agabiti Urbani, oltre alle beghe del bilancio e del personale. I numeri ci sono, e gli strumenti politici anche. Non resta che scrivere un'agenda politica per il bene dell'Umbria del Sud, ma in generale per tutta la regione, visto che lo spettro delle macroregioni, che in parte ha giustificato il regionalismo, si è dissolto.
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Il Messaggero