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PERUGIA - Uso di farmaci nella popolazione anziana, l’Umbria è la regione che spende di più: 1.109 euro pro capite a fronte di una media nazionale di 790 euro. È quanto emerge dal rapporto «L’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia», presentato ieri dall’Aifa. E se l’agenzia italiana del farmaco evidenzia, in generale, che «non sempre l’utilizzo è supportato da reale esigenza terapeutica», il dato fotografa una regione che, oltre a registrare un crescente innalzamento dell’età media, sembra dover fare i conti anche con un contesto socio economico che negli ultimi anni è peggiorato.
I DATI
Nel focus dell’Aifa si evidenzia innanzitutto come nelle Rsa italiane si faccia «ampio» uso di farmaci e tra le sostanze di più comune utilizzo, oltre ai medicinali cardiovascolari (36,5 per cento dei consumi) figurano gli psicotropi, benzodiazepine, antidepressivi e antipsicotici. Colpa del Covid? Non solo. L’analisi effettuata dall’Agenzia del farmaco prende come riferimento un periodo più ampio, che ad esempio per quanto riguarda l’utilizzo di farmaci nelle strutture residenziali, va indietro di almeno tre anni.
I GRANDI ANZIANI
Con oltre trecento centenari, l’Umbria è la terra degli over 100, ma attenzione: non sempre sono loro ad alzare l’asticella della spesa sanitaria pubblica.
L’ESPERTO
A dare una lettura socio-economica del dato umbro è il dottor Alberto Trippetti, medico di medicina generale e coordinatore dell’aggregazione funzionale territoriale a Spoleto. «Il fatto che in Umbria la spesa sia più alta che altrove non significa assolutamente che non ci sia appropriatezza prescrittiva. Il dato va inquadrato in un contesto sociale ed economico oggettivamente diverso da quello delle regioni del nord, dove si fa meno ricorso al medico di medicina generale per la prescrizione di farmaci che possono essere acquistati direttamente in farmacia. In Umbria, poi, c’è un’elevata presenza di popolazione anziana e ci sono casi di condizioni patologiche costanti cui dover far fronte: il fatto che la popolazione sia anziana impone ancora di più di garantire una buona qualità della vita, per loro e per le famiglie. Il nostro è un sistema di medicina generale che funziona, gli assistiti sanno che possono fare riferimento al proprio medico e lo fanno».
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