PERUGIA - Ciò che è cominciato come un sussurro si...
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"Umbria jazz Is the best", Harper lo dice prima del doppio bis nel quale in precedenza conduce i quasi 5mila dell'Arena "sotto il livello dell'oceano" e poi li esalta nel suo Amen finale che infiamma il pubblico.
Un urlo che fa il paio col boato con cui Harper viene accolto all'inizio del live, regalando una versione piuttosto "soft" di Better Way da Both Sides of the Gun. Poi l'attacco dell'estremamente popolare Diamond on the inside, dopo un timido "grazie" e la presentazione della band che lo accompagna sul palco (Darwin Johnson al basso, Alex Painter alla chitarra, Chris Joyner alle tastiere e Oliver Charles alla batteria).
La partenza col silenziatore prelude a un Harper desideroso di entrare in contatto con il suo pubblico e dopo aver ringraziato una ragazza in prima fila ("Lei ha fatto tutte le mie tracolle per la chitarra" rivela) si dilunga sulla presentazione del prossimo pezzo previsto: "Questa canzone è dedicata all'Italia, perché qui è stato un successo mentre dalle altre parti nessuno le conosce", scherza, attaccando Don't Give Up On Me Now dall'album del 2011 Give Till It's Gone. Poi via con il ritmo in levare di Finding Our Way ("Sono molto religioso e superstizioso" ammette), seguita dal blues di Mama's Trippin'.
Il pubblico entra finalmente nel vivo con Steal My Kisses, uno dei brani più amati di Harper che si siede per appoggiare sulla gambe la sua steel guitar: "I pulled into Perugia" è l'attacco modificato per l'occasione e il boato è assicurato. "Sono il cantante peggiore della band", gioca sornione, complimentandosi con Johnson e Painter, gli addetti ai cori, mentre parte Need To Know Basis che il pubblico di Uj accompagna battendo a ritmo le mani. Si scalda ancor più l'atmosfera con la trascinante Say You Will che introduce la toccante Walk Away.
Quindi ecco una di quelle magie che rende questa notte unica e quasi irripetibile: "Invito sul palco due dei musicisti che più stimo dell'intero pianeta" e salgono Rihannon Giddens insieme al compagno Stefano Turrisi, protagonisti giusto ieri sera sullo stesso palco. Il banjo e la fisarmonica accompagnano Harper creando un'atmosfera di altri tempi, con l'intera Arena che si trova proiettata nell'America di 100 anni fa. Le note sono quelle di Blue Eye Dog, quasi "Giddensizzata". "50 anni di gioia e tutela della musica, grazie Umbria Jazz", sono parole che suonano estremamente sincere e rendono ancor più soave il testo della poetica She's Only Happy In The Sun.
L'attacco di Burn One Down, da Fight for Your Mind, infiamma il pubblico che si presta a fare il coro nel ritornello. Dalla tenerezza quasi sussurrata alla parte più muscolare e rockeggiante, fino all'attacco di With My Own Two Hands che fa scalpitare il pubblico desideroso di arrivare sotto al palco. Gli addetti alla sicurezza non possono più trattenere le persone che si accalcano sulle transenne lasciandosi guidare nel refrain del brano, per un momento che in molti avrebbero voluto non finisse mai. Come quegli assoli strumentali con cui poco prima Harper ha agganciato il pubblico e un pezzetto di cielo.
Il resto è già storia per quasi due ore di blues, ovvio, rock, certo, reggae, anche, ma soprattutto di musica e spiritualità. Perché proprio come sostengono gli amici Turrisi e Giddens, "i generi musicali sono stati creati per vendere dischi o separare le persone". Mentre qui a Umbria jazz, Harper mode, tutto è connesso.
Il Messaggero