Uj, il Brasile di Bollani e i Veloso tra ritmo e sentimento

Caetano Veloso con i figli Moreno Tom e Zeca
PERUGIA - La finale del Mondiale senza Italia ha lasciato campo libero per programmare nella prima domenica di Festival la serata del "ti piace vincere facile". La...

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PERUGIA - La finale del Mondiale senza Italia ha lasciato campo libero per programmare nella prima domenica di Festival la serata del "ti piace vincere facile". La seconda #BrasilianNight, in sequenza con quella di sabato incentrata su Gilberto Gil, ha calato una coppia di d'assi che difficilmente avrebbero potuto deludere le aspettative. L'Arena è piena e il pubblico caldo sin dall'inizio. Del resto sul palco c'è Stefano Bollani e ormai Uj sa bene quanto affetto circondi il pianista milanese. Lui è istrionico come sempre e ancor più "sbarazzino" nei panni di un "músico talentoso e genial". Già, perché accompagnato da Jorge Helder (contrabbasso), Jurim Moreira (batteria), Armando Marçal e Thiago da Serrinha (entrambi alle percussioni), il concerto ha mostrato la versione carioca di Bollani. 

"Ho molta voglia di farmi circondare dalle percussioni perché il pianoforte fa parte della loro stessa tribù", aveva spiegato così la scelta inusuale, dettata anche dalla voglia di ricreare al meglio le atmosfere dell'ultimo album "Que bum". L'affinità coi musicisti brasiliani è ottima, i frequenti giochi con il pubblico riescono bene, ovviamente l'esibizione è tecnicamente perfetta. Alla fine il pubblico del Santa Giuliana concede la standing ovation mentre il sipario nasconde il cambio palco.
Poco prima, il bis in italiano per la sua Valentina, Bollani ha preparato l'Arena all'atmosfera acustica che ha dominato l'esibizione dei Veloso. Con Caetano che ha portato sul palco i suoi tre figli Moreno, Tom e Zeca, "l'unico debuttante" del gruppo.  Appassionato di elettronica, alla tastiera ha proposto alcune sue canzoni cantando quasi in falsetto.
Il più esperto Moreno ha dimostrato di essere anche un virtuoso della chitarra, divertendosi pure con le percussioni. Alla fine l'unico che ha suonato solo la chitarra è stato proprio Caetano che ha composto un quadretto familiare musicale che, come dice citando Nelson Motta, "è qualcosa che va oltre il nepotismo del bene".
Parlare di complicità ė superfluo e di questa intesa ne beneficia la musica e una serata che scorre via tra aneddoti, citazioni e canzoni. Con la semplicità dei live acustici, la poesia del portoghese e l'impronta dei sentimenti. Non a caso Caetano Veloso ha dedicato l'Ofertorio tour alle madri di Moreno, Tom e Zeca. E alla sua.

Un'altra serata memorabile con un finale che ha trascinato l'Arena in un bis sorprendente nel quale Moreno Veloso - esortato dal padre - ha proposto una versione Italo-portoghese di Luna caprese, accennando anche un po' di napoletano. Poi, il saluto finale in stile carioca. A Uj Italia e Brasile sono sempre più vicine.


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Il Messaggero