Truffa da 4 milioni all'Università per stranieri di Perugia, i pm: «A processo in quattro». C'è anche l'ex direttore generale

Truffa da 4 milioni all'Università per stranieri di Perugia, i pm: «A processo in quattro». C'è anche l'ex direttore generale
PERUGIA - Per quei quasi quattro milioni di euro persi in quattro anni dall’Università per stranieri per le iscrizioni degli studenti cinesi, la procura di...

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PERUGIA - Per quei quasi quattro milioni di euro persi in quattro anni dall’Università per stranieri per le iscrizioni degli studenti cinesi, la procura di Perugia ha chiesto il processo per quattro persone. Ma la cabala, invocata già a febbraio per la chiusura delle indagini, è strabiliante: l'udienza preliminare inizierà proprio il prossimo 4 ottobre.

La smorfia napoletana lega il numero 4 all'avidità, ma non è certo questa l'accusa da cui ora si dovranno difendere il romano Fabrizio Focolari, già responsabile per le relazioni internazionali della Stranieri, e Delong Zeng e Yin Liu, agente e titolare della Grifone international culture communication limited, l’agenzia che si è occupata dell’organizzazione dell’arrivo degli studenti cinesi per i progetti Marco Polo e Turandot, insieme all'ex direttore generale della Stranieri Cristiano Nicoletti. Per tutti la contestazione, firmata dai pm Paolo Abbritti e Giampaolo Mocetti, è di concorso in truffa. Per quel giro di convenzioni, rilasci di preiscrizioni e false attestazioni che avrebbero indotto in errore «gli organi amministrativi e di controllo dell’Università per
stranieri circa l’avvenuto regolare pagamento dei diritti di iscrizione, procurando ai titolari delle agenzie cinesi un ingiusto profitto consistente nell’ottenimento del visto di ingresso e nel diritto a partecipare ai corsi, con correlato danno per l’Università, consistente nel mancato incasso dei medesimi diritti di iscrizione per un importo non inferiore ad euro 3.900.000 nel periodo 2015 e 2019».
L'ex dg Nicoletti, assistito dall'avvocato Giosuè Naso come Focolari, dovrà anche rispondere delle accuse di falso per aver attestato «falsamente nella proposta del bilancio dell'esercizio 2015 dell'ateneo» che i proventi per la didattica fossero di 4.860.813 euro, quando invece erano quasi di sei milioni, che i crediti verso gli studenti per stasse e contributi fossero zero, mentre – secondo la guardia di finanza che ha svolto le indagini – sfioravano gli 850mila euro e che «le maggiori entrate dell'esercizio 2015 rispetto all'esercizio 2014 derivanti dal Progetto Marco Polo e Turandot (…) erano di 818.024 euro, quando in realtà tali maggiori entrate erano di euro 1.878.867». Storture dei conti sottolineate dal Nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle anche nelle successive delibere del consiglio di amministrazione del maggio 2017 e del giugno 2018. Il falso, sempre secondo la procura, sarebbe relativo anche alle attestazioni sulla mancata necessità di iscrivere nuovi crediti per quell'oltre milione e mezzo di tasse di iscrizione ai corsi negli anni 2014/2016, «somma poi mai riscossa dall'Ateneo».


Tutte accuse per cui adesso i quattro indagati potranno difendersi e dimostrare la correttezza del proprio operato davanti al giudice Margherita Amodeo. Con loro si presenterà anche l'attuale dg Simone Olivieri, accusato nell'ambito della stessa inchiesta di violenza privata, per aver «chiuso in uno stanzino» una dipendente della Stranieri, minacciandola «attraverso le seguenti frasi – ricordano i pm - “tu sei l'anello più debole della catena. Non mi serve il colpevole ma un colpevole. Se tu dici di aver firmato la possiamo chiudere come un errore amministrativo interno”». Per costringerla, secondo la procura «a concorrere nel delitto di truffa ai danni dello Stato mediante falsa dichiarazione di aver sottoscritto le convenzioni con le agenzie cinesi». Come anticipato dal suo avvocato Francesco Falcinelli, che lo difende anche per il caso Suarez con il processo che inizierà il prossimo 11 gennaio, Olivieri è certo di poter chiarire la vicenda, come già abbondantemente spiegato agli inquirenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero