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L’ospedale di Terni da qui alla fine dell’anno dovrà fare i conti con le dimissioni di una decina di medici. «Proprio così – afferma Mauro Candelori della Uil Fp - almeno dieci professionisti lasceranno il Santa Maria e, probabilmente, la motivazione sta tutta che, ormai, non dà più garanzie per il loro futuro». «I reparti più penalizzati da queste uscite- continua- potrebbero essere l’ostetricia, l’area medica e quella chirurgica. Vanno via anche perché la struttura ternana non è più attrattiva come una volta. Gli ospedali di Viterbo è Rieti che rappresentavano una risorsa in termini economici per l’arrivo di extraregionali, si stanno riorganizzando e questo limita di molto la loro presenza a Terni. Noi, invece, paghiamo lo scotto di una programmazione locale che non c’è». Tanto per non ricordare sono anni che ben dodici reparti vanno avanti con i facenti funzione. Mancano presidi di prima necessità, come accaduto a cardiochirurgia ma non è il solo caso. Non ci sono neppure le cose più semplici come i presidi di usura, cateteri ed altro. All’ospedale di Perugia chi si reca al pronto soccorso viene informato in tempo reale sul percorso del malato. C’è un pool di accoglienza che aiuta i familiari e li informa sulla situazione del proprio congiunto, diversamente da Terni che difficilmente si viene a sapere il percorso del malato una volta all’interno dell’emergenza. «E’ una questione di organizzazione- precisa Daniele Giocondi coordinatore del Tribunale per i diritti del malato che mette anche il dito sull’annoso problema delle liste d’attesa: «Ci risulta – riprende- che al Santa Maria ci sarebbero non meno di 50 anestesisti- rianimatori- questa storia che manca questa figura vacilla. Il problema è quello di utilizzarli meglio, così da abbattere davvero le liste d’attesa». «Con tanti medici che se ne vanno- riprende Giocondi- si rischia di far del male ai pazienti e depauperare l’ospedale che si trova a fare i conti con una pianta organica ridotta all’osso». «Gli accorpamenti dei reparti- secondo il parere dei sindacali della funzione pubblica- sono stati decisi dalla direzione sanitaria «senza sentirci per un parere». Un reparto, quello di testa – collo, chiuso fino al 21 prossimo, con otorinolaringoiatra, maxillo facciale, oculistica e polo urologico accorpati a chirurgia generale e specialità chirurgiche, con la colon proctologia e senologia.
Il Messaggero