Terni, la Cgil: «Incidente al Tubificio è un vero e proprio infortunio»

Terni, la Cgil: «Incidente al Tubificio è un vero e proprio infortunio»
TERNI «Quello che è successo al Tubificio di Terni, per la dinamica dei fatti, non è solo un incidente, ma un vero e proprio mancato infortunio»....

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TERNI «Quello che è successo al Tubificio di Terni, per la dinamica dei fatti, non è solo un incidente, ma un vero e proprio mancato infortunio». Così la Fiom Cgil di Terni e la Camera del Lavoro, a sostegno della nota sindacale diramata dalle Rsu Tk Ast, commentano in una nota ciò che è accaduto al Tubificio di Ast, dove un guasto a un carro ponte ha determinato la rottura della fune e il crollo del borsello, del gancio e del coil di acciaio inossidabile (un rotolo di oltre 20 tonnellate) trasportato dal mezzo stesso, mettendo a rischio l’operatore che stava effettuando la manovra.  

«Solo il caso, o un fato particolarmente benevolo – si legge nel comunicato sindacale – ha fatto in modo che il cedimento meccanico del carro ponte utilizzato nella zona coil, su cui attendiamo chiarimenti da parte dell’azienda, non si sia trasformato nell’ennesimo infortunio sul lavoro con conseguenze drammatiche. E la cosa non ci lascia affatto tranquilli, soprattutto perché nelle aziende del gruppo Tk Ast a Terni siamo all’ennesimo episodio che si somma alle tante segnalazioni che ci giungono. Un segnale davvero allarmante che non lascia sperare nulla di buono, soprattutto in momento come questo, in cui come sindacato ci stiamo adoperando per accelerare il processo che dovrà portare alla firma del protocollo su ambiente, salute e sicurezza. Un tema, quest’ultimo, di primaria importanza, verso il quale quello che si fa, dati i numeri del fenomeno che a livello nazionale raccontano di un’autentica guerra, non è mai abbastanza. 

«Rispetto alla sicurezza sul lavoro – conclude la nota – si sentono profondere impegni da ogni dove anche in Ast. Tuttavia noi continuiamo a ritenere che al di là dei buoni propositi e delle dichiarazioni di intenti, quello che serve siano atti concreti, investimenti nella sicurezza sul campo, formazione, manutenzioni frequenti e qualificate, risorse economiche dedicate ad attrezzature, ricambi e personale professionalizzato. Al contrario, troviamo un management troppo spesso distratto su questi temi, intento più che altro a curare la propria immagine invece di concentrarsi prioritariamente su questioni sostanziali come queste». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero