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TERNI - L’interrogatorio di garanzia del poliziotto ternano 52enne finito ai domiciliari con la pesante accusa di estorsione è durato una manciata di minuti.
L’indagato, assistito da Dino Parroni e Leonardo Proietti, di fronte al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere.
A mandarlo ai domiciliari la denuncia di una donna di origini straniere che aveva un’attività commerciale a Terni.
La signora, che in prima battuta si è rivolta ai carabinieri, parla di somme di denaro che avrebbe consegnato all’agente dal 2019 all’anno scorso con l’obiettivo di evitare controlli e sanzioni.
Nelle carte le presunte conoscenze che sarebbero state millantate all’interno della polizia dall’indagato.
I legali del poliziotto hanno chiesto al giudice, Chiara Mastracchio, una misura meno afflittiva.
«Non poteva rispondere di fronte a un quadro parziale fornito dall’ordinanza - dice Parroni. E’ necessario aspettare altri elementi per fornire quella che sarà la nostra tesi difensiva che c’è, ma non è questo il momento per tirarla fuori».
Al poliziotto ternano, che lavora come tecnico e si occupa del parco macchine della questura, da quasi un anno è assente dal lavoro per ragioni di salute, nell’ordinanza vengono contestate presunte influenze sulle pratiche per il permesso di soggiorno e per questioni legate al matrimonio della presunta vittima dell’estorsione con un italiano.
«Ci sono aspetti da approfondire nella descrizione del fatto contenuto nell’ordinanza cautelare - aggiunge Dino Parroni. La vicenda delle presunte influenze sui permessi di soggiorno risulta difficilmente spiegabile se si considera che la persona che ha fatto la denuncia da agosto 2019 è sposata con un italiano, per cui non aveva bisogno di alcun permesso. Incomprensibile allo stato anche il riferimento al non aver impedito il matrimonio».
I legali del poliziotto, che è stato arrestato dai suoi colleghi della squadra mobile ed è stato sospeso dal servizio, hanno chiesto al giudice a misura meno afflittiva.
Una misura che garantisca l’assenza di contatti fisici e virtuali tra l’indagato e la persona offesa, per Parroni e Proietti «è sufficiente visto che la notizia dell’arresto del poliziotto è di pubblico dominio e che l’indagato non ha capacità intimidatoria in città nei confronti di alcuno».
Sulla richiesta si attende la decisione del gip
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