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TERNI «Io e la mia famiglia abbiamo usato tutte le precauzioni raccomandate, nonostante questo ci siamo contagiati». Ci tiene a specificarlo Anna (il nome è di fantasia ndr) prima di iniziare il racconto della sua dis-avventura con il Coronavirus. Una routine come tante, la sua. Un lavoro nella capitale per svolgere il quale fa la pendolare un paio di volte a settimana e la casa in Umbria dove vive con il compagno e il figlio di tre anni.
«Tutto è cominciato la settimana scorsa- spiega- quando ho avuto dolori alle ossa e qualche linea di febbre. 37,5, non di più, e soltanto per un giorno». Anna pensa ad una semplice infreddatura e il suo medico, che comunque viene avvisato, è d’accordo con lei. Un disturbo apparentemente di poco conto tanto che il giorno dopo è di nuovo in piedi, lavora da casa e insieme al compagno accudisce il figlioletto. «Il campanello d’allarme è suonato un paio di giorni dopo, precisamente il venerdì -continua- stavo bene ma all’improvviso ho perso il senso dell’olfatto. E’ stata una cosa stranissima, Walter (il nome è di fantasia ndr) il mio compagno, continuava a mettermi sotto il naso gli ingredienti più disparati. Caffè, aglio strofinato, addirittura abbiamo provato con la candeggina. Niente. A quel punto ovviamente ho richiamato il medico che mi ha prescritto il tampone molecolare». Nel frattempo, prima che Anna facesse il test, viene la febbre anche a lui. «Era domenica -racconta ancora lei- a dir la verità quel giorno aveva un colorito preoccupante. Fortunatamente il malessere è durato poco, nel giro di un paio di giorni è tornato quello di sempre». L’unico che sembra essere immune è il figlio che, pur vivendo nella stessa casa, non ha manifestato il minimo sintomo. Ma ormai quello che era un semplice sospetto, è diventata certezza e il tampone a cui Anna si sottopone il lunedì non fa che confermarla. Positiva al Covid-19. «Da allora, ogni giorno ricevo una telefonata da qualcuno dell’Asl che mi chiede come sto. A visitarmi però non è venuto nessuno. Io immediatamente ho avvisato tutti i conoscenti che avevo visto nelle ultime due settimane. La cosa che mi ha lasciato interdetta è che non è stato possibile attivare il tracciamento di Immuni verso i contatti occasionali. Nelle ultime settimane per lavoro ho preso autobus, treni, dove tra l’altro molto probabilmente io stessa mi sono contagiata, a questo proposito ho chiesto diverse volte a chi mi telefona dall’asl come trasmettere i codici ma finora nessuno ha saputo rispondermi».
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Il Messaggero