TERNI «Abbiamo scelto di rimanere a Milano», in controtendenza con quanti sabato sera si sono presentati alla stazione Garibaldi per cercare di trovare posto sugli...
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«Proprio per via dell'emergenza Coronavirus i capi ci avevano concesso di lavorare da casa dal 24 febbraio, perché la figura del product manager assistant lo consente, allora avevo deciso di rientrare a Terni dalla mia famiglia. Quando la sera prima è uscito il decreto che bloccava la Lombardia, è cambiato tutto. Nel senso che seguire le regole in una situazione totalmente nuova, era la cosa che mi faceva stare più tranquilla. Perciò ho deciso di restare».
«Quando due settimane prima è stata data la notizia del primo caso di Coronavirus in Lombardia dice Valeria - non avevo capito la gravità della situazione. Per qualche giorno la vita di noi tutti è continuata con le stesse abitudini. Stavamo solo attente a lavarci spesso le mani e a non salutarci con un abbraccio, perché erano queste le indicazioni. Poi tutto è precipitato». «Mi avrebbero fatta tornare, perché i treni partivano. Ma non mi pento assolutamente di essere rimasta a Milano, anche se le restrizioni sono rimportanti e neanche so se posso ancora andare a trovare mia sorella». Già, la sorella. Sara, due anni più piccola, studia all' Accademia di Belle Arti di Brera e vive insieme a altre sei compagne. «Neanche mi ha sfiorato il pensiero di tornare a casa dice Sara anche se adesso sono restata sola in casa». «Quelle che risiedono a Trieste o a Vicenza non sono proprio rientrate a Milano visto che le lezioni erano interrotte, un'altra, di Bologna, si è fatta venire a prendere dai genitori». «Credo che solo il 10 per cento degli studenti fuori sede che studiano a Milano, siano restati qui»- dice Sara. «Me lo sono posto il quesito se tornare a Terni o meno, poi sono detta che avrei comunque dovuto fare la quarantena senza neppure poter riabbracciare mia nonna, per il rischio contagio» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero